Donne e uomini non sono uguali e per questo non sempre vengo trattati e considerati nello stesso modo anche laddove la differenza sarebbe del tutto trascurabile.
Non si può certo negare che i ruoli di vertice nelle istituzioni pubbliche e nelle aziende siano più spesso ricoperti da uomini oppure che l'elemento "genere" influisca ancora molto e di frequente sulla decisione finale per un'assunzione o una promozione.
A mio parere, il problema inizia tra la mura domestiche. Una delle questioni di fondo (certamente non la sola) riguarda l'assegnazione dei ruoli che avviene storicamente all'interno della famiglia. Molte coppie “moderne” tendono a considerare la moglie-mamma come principale responsabile della gestione famigliare e il marito-papà come un sostituto d’emergenza. Talvolta sono gli uomini a sostenere il concetto. Molto spesso però sono proprio le donne che supportano questa convinzione con affermazioni quali "senza la mamma mio figlio non si addormenta", "quando sta male ci devo essere io", "alla riunione di classe va la mamma", "mio marito in casa non sa fare nulla", "le cose le voglio fatte a modo mio", "se non ci penso io, chissà cosa combina!" ecc.
In molte famiglie si coltiva così la discriminazione attraverso un'attribuzione di "quote azionarie" che non ha alcun senso, soprattutto quando si lavora in due e in due si è scelto di mettere su famiglia. Come uno strato di sudore appiccicato alla pelle, questo atteggiamento ce lo portiamo nella vita professionale. Nessuna sorpresa quindi se qualcuno poi, dall’altra parte della scrivania, teme che una donna portatrice sana di utero possa essere assorbita, divorata e digerita dal proprio ruolo di moglie e di madre a tutto discapito dell'azienda.
Ancora. Si sentono assurdi discorsi su “lavori da donne” e “lavori da uomini”, “giocattoli da femmine” e “giocattoli da maschi”. Hanno senso? Se sì, quando e perché?
C'è poi la "cavalieria": ci aspettiamo - parlo da donna - che gli uomini ci riservino delle "delicatezze" in quanto noi femmine, loro maschi. Ci può stare? Forse... non lo so. Pretendendolo forse rimarchiamo la differenza. Rifiutandolo priviamo il rapporto uomo-donna di un "qualcosa" al confine tra il "romanticismo" che in fondo può far star bene entrambi.
Manca il confronto alla pari quando si scherza. Parliamoci chiaro: alcune battute e atteggiamenti fatte da un uomo sono divertenti e fanno "macho", da un donna sono "volgari" (per usare un eufemismo). Tutti dovrebbero sentirsi liberi di rispondere a tono o di tirarsi indietro di fronte a uno scambio di battute senza correre il rischio di una scomoda etichetta.
Abbiamo aspettative "errate": quando racconto che mio figlio all'asilo nido ha avuto un educatore maschio, di solito ricevo espressioni di sorpresa e stupore come se parlassi del serpente a due teste. Perché? E se raccontassi che, durante la gravidanza, sono stata seguita anche da un ostetrico?
La discriminazione è un atteggiamento sociale, culturale, collettivo e - qui sì - equamente distribuito tra uomini e donne. La soluzione non sono (solo) le quote rosa che possono per altro assumere il pericoloso senso di rimarcare una differenza che esiste, ma in molti contesti è del tutto ininfluente, non è un limite, ma magari anche un potenziale valore. Se ne è discusso in un altro topic qui sul forum: a mio avviso, sono un traguardo raggiunto in un percorso ancora molto lungo, ma anche il simbolo di un fallimento. Dimostrano, infatti, che senza un obbligo di legge, per lo più, non riusciamo ad abbattere il pregiudizio discriminatorio. Ci vuole una "forzatura" del sistema.
La via da seguire credo sia l'educazione, quella che riceviamo e, a questo punto, che daremo nei fatti oltre che nelle parole.
Voi cosa ne pensate?
sinceramente questione delle mura domestica la vedo più come un pregiudizio. tuo discorso ha senso per i nostri genitori (io sono nato negli anni 80). ma fino ad un certo punto. io ho visto entrambi miei genitori lavorare e soprattutto sostenersi. poi secondo me la figura materna soprattutto nell'infanzia ha un peso maggiore. detto ciò se vedo miei amici con famiglia la figura paterna è cambiata molto. sono più presenti nelle faccende di casa. anzi spesso sono anche abb sottomessi alle mogli….ma questo dipende dalle persone alla fine. i miei nonni per dire sono nati negli anni 10-20 e sono stati insieme una vita ma non ho mai visto una diseguaglianza nel loro rapporto. poi ognuno ha esperienze diverse e sicuramente ci sono anche esempi opposti.
aggiungo un punto importante visto che ormai è un fenomeno abbastanza comune: le separazioni/divorzi. in questo caso essere donna è un vantaggio. si da ragione a prescindere e spesso l'uomo si ritrova a subire delle pesanti violenze psicologiche. dico ciò per esperienza diretta (familiare stretto). quindi penso siamo tutti d'accordo x l'uguaglianza, soprattutto al lavoro e nella sfera pubblica. però deve essere così anche per altre questioni come appunto quelle familiari come nel caso che ho indicato prima.
sulle altre cose sono delle convenzioni sociali. però non vedrei niente di male in questo. intendo per questione cavalleria, volgarità (una donna che rutta non si può vedere), ecc...l'importante è che se ti apro la porta per farti entrare tipo in un negozio questo non diventi un segno che ritengo tu come donna sia inferiore a me come uomo. è solo cavalleria o cortesia. nulla di più.
il problema per le donne lo vedo molto invece per ambito lavorativo. basta vedere questione maternità dove spesso le donne al rientro sono ostracizzate o cmq non aiutate come succede in altri paesi.
Donne e uomini sono diversi, per fortuna direi. Entrambi hanno pregi e difetti e sia nell'ambito privato che in quello lavorativo hanno entrambi punti di forza e debolezza.
In casa mia delle pulizie, stiro etc mi occupo solo io, mentre il mio compagno "gestisce" le cose burocratiche diciamo, come bollette etc. Non mi sento affatto sminuita in questo. Lui è incapace di pulire come si deve o stirarsi una maglietta, io dimentico sempre le scadenze.
Conosco però anche diversi uomini maniaci delle pulizie e donne che non sanno fare un uovo fritto, così come conosco donne che sono bravissime in certi ambiti "maschili".
Gli uomini secondo me hanno proprio geneticamente, biologicamente, chiamatela come volete, la predisposizione ma anche il desiderio all'affermazione personale, per cui sono spesso votati alla carriera e sono anche bravissimi in questo.
Le donne tendenzialmente è normale che ad un certo punto preferiscano sviluppare la maternità, la cura della famiglia.
La cosa sbagliata è dire che uno debba fossilizzarsi nello standard di genere ma è anche malato il concetto odierno per cui una donna che fa la madre e la casalinga è una deficiente che ha sprecato la sua vita mentre una donna che pensa solo alla carriera e a fare soldi è una che "si è realizzata".
Un altro problema è che la nostra società non concede compromessi, per cui se vuoi lavorare devi penalizzare la maternità, salvo poi farti sentire in colpa perché non hai tempo di seguire i figli. Oppure denigra gli uomini che restano a casa mentre la moglie "porta a casa il pane".
Questa è l'unica Odissea: gli Argonauti partono in cerca della realtà per trovare, alla fine,
colui che la sta sognando. (Il pappagallo dalle sette lingue)
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo. ( Virgilio - Eneide )
Tutte le fini sono il mio inizio, tutti i cammini sono il mio sentiero.
(benedettini disertori)
@rhaegar84 Ma vedi alla fine mi dai ragione? In molte famiglie - non dico assolutamente tutte, ci mancherebbe - non c'è ancora un abbattimento totale delle barriere. Si tende ancora a considerare la madre come genitore di primo livello e primaria importanza per il bambino e questo emerge poi in maniera chiara nelle diatribe per l'affidamento. La discriminazione qui è proprio svantaggio del padre.
Il ragionamento che facevo è che questo tipo di approccio abbastanza diffuso si riflette nella discriminazione lavorativa a discapito delle donne perché, per conto mio, è evidente che se maturo la convinzione che la famiglia sia un carico soprattutto della moglie, che il ruolo della madre sia più fondamentale di quello del padre ecc., chi sta poi dall'altra parte, sul fronte lavorativo, possa arrivare alla conclusione errata "ok, quindi questa donna di fronte a me sarà meno disponibile del collega uomo, starà più spesso assente perché quando i figli si ammaleranno sarà lei e solo lei a occuparsene, perché quando arriverà la lavatrice nuova sarà lei a chiedere ferie per stare a casa ad aspettarla. Non vorrà fare trasferte per non lasciare i figli la notte ecc." Non dico che sia giusto oppure che sia sempre così. Sono però discorsi che sento e ho sentito. A me hanno detto a un certo punto della mia vita "alla tua età e con un figlio... cosa altro puoi pretendere dal punto di vista professionale? Chi vuoi che ti prenda in considerazione?"
Basti pensare che il congedo parentale per il padre è una conquista piuttosto recente e, ci tengo a dirlo, un sacrosanto diritto che è giusto che venga riconosciuto anche al papà.
Sono d'accordo che l'uguaglianza debba poi essere su tutto (fatta salva la buona educazione: vi giuro che anche un uomo che rutta è tutt'altro che un bello spettacolo!), che bisogna continuare a distinguere tra la "cavalleria" come gesto cortese o al limite persino "di corteggiamento". Certo però che quando sento di ristoranti in cui alla donna viene dato un listino senza prezzi, presupponendo che a pagare sarà il suo compagno di tavolo...
C'è anche l'altro lato della medaglia: la pretesa di uguaglianza a tutti i costi. Torno ancora sull'esempio famigliare. Ci sono quelle/i che sostengono "l'impegno in famiglia va diviso 50-50 e punto". Ma anche no! Se uno dei due (lui o lei) ha un temporaneo o costante carico di lavoro extra famigliare maggiore, che gli impedisce di essere presente, ci sta che l'altra o l'altro faccia di più. Il punto sta nel considerarsi intercambiabili al 100% nelle faccende domestiche, nella cura dei figli ecc. Poi ognuno ha le sue "specialità": uno è bravo a cucinare, l'altro a stirare, uno si occupa delle bollette, l'altro va alle riunioni di condominio, uno si alza la notte quando il bimbo piange, l'altro gli fa il bagnato tutte le sere ecc. Non ha alcuna importanza chi lo fa. Non c'è un titolare di cattedra e un supplente, ma due persone che fanno le cose insieme cercando di conciliare tempo, passioni e - perché no? - anche predisposizioni.
3 minutes fa, Oathkeeper dice:è anche malato il concetto odierno per cui una donna che fa la madre e la casalinga è una deficiente che ha sprecato la sua vita mentre una donna che pensa solo alla carriera e a fare soldi è una che "si è realizzata".
Un altro problema è che la nostra società non concede compromessi, per cui se vuoi lavorare devi penalizzare la maternità, salvo poi farti sentire in colpa perché non hai tempo di seguire i figli. Oppure denigra gli uomini che restano a casa mentre la moglie "porta a casa il pane".
Hai ragione. E' un problema di educazione, ma soprattutto di aspettative che spesso sono sbagliate perché si basano su logiche sbagliate.
Uh per carità non andrò mai a infognarmi in una discussione del genere ^^
Davvero troppa carne al fuoco e materia troppo delicata. Vi ammiro per il coraggio e vi lascio il campo libero.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
@Mayami sono espresso male. io dicevo non che ci sia genitore di serie A o B. ma che generalmente il ruolo della madre è fondamentale per quando si è bambini. poi ci sono vari casistiche. del resto non è che se partorisci poi sai fare la mamma x forza di cose. x quanto riguarda affido il discorso è complesso ma cmq i bambini dovrebbero avere un rapporto continuo con entrambi. solo che spesso le separazioni sono conflittuali (anche perché di solito il motivo è un terzo incomodo) e non si usa la ragione. detto ciò in italia la mamma ha sempre ragione e il padre non ha diritti. mentre per me chi "sbaglia" dovrebbe poi anche pagare, mentre spesso la scelta di uno pesa sull'altro coniuge che ne paga le conseguenze.
@Lyra Stark: io di solito non uso internet x certi discorsi ma qui su questo forum vedo che si può dialogare senza problemi. ed è interessante confrontarsi. l'importante è scrivere "bene" x non creare fraintendimenti.
Sono abbastanza d'accordo (non parlerei di "colpe" perché spesso nelle separazioni i confini sono sottili). Diciamo che ho sempre sostenuto che, a tutela del bambino, sia da considerare di pari importanza il ruolo di entrambi i genitori. Oltre una certa sogli di età, entro cui la madre è fisiologicamente "necessaria", credo che i due possano essere identici. (probabilmente risento dell'effetto "Kramer conto Kramer")
Sull’argomento della discussione può essere interessante l’esperienza Norvegese, paese molto avanzato sulle politiche di parità di genere. In Norvegia si è preso atto, ormai alcuni anni fa, del cosiddetto gender equality paradox
la cosa a portato ad un costruttivo e sereno dibattito. Tra i protagonisti del dibattito vi fù questo documentario norvegese, qui sottotitolato in italiano. Purtroppo gli autori della traduzione appartengono a movimenti anti-genere che sfruttano il documentario per portare avanti l loro battaglie ideologiche. Tuttavia l’autore del documentario non appartiene a questa categoria di persone e non mi sembra ci siano manipolazioni nella traduzione.