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F&B - Rhaena Targaryen. La tragedia. L'ardimento. La strage.
J di JonSnow;
creato il 15 novembre 2019

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Inviato il 15 novembre 2019 18:27 Autore

« I can die when I wish to. That is my elixir of life. »

Ernest Renan

 

Le parole di Ernest Renan riassumono l'essenza di un'identità libera e distruttiva, ove la sua magnifica tendenza all'auto-distruzione acuisce ancor di più il complesso di tragedie a cui essa è sottoposta. Rhaena Targaryen non è che l'alimentarsi di un'esistenza drammatica, resa ancor più drammatica da eventi e situazioni che hanno ancor di più stimolato la sua connotazione distopica verso qualsivoglia contesto. Inevitabilmente è ella stessa forza attrattiva e al tempo medesimo scaturigine, mosaico di violente emozioni e ardite passioni, ammirevole divagazione di potente caos.

 

Il suo fragile e rovente cammino è affrontato da una personalità già profondamente radicata nei recessi della sua esperienza primordiale. Un'anima che ha sin da subito rivendicato lo squilibrio e la forza della propria solitudine, evidenziando un Sé che esondasse verso i sensibili parametri dell'introversione. L'estensione del proprio Io al cospetto del contesto umano e sociale diviene uno sforzo irrigidente, laddove vi è solo distensione nel relazionarsi invece alla sfera animale, affascinante e innocua nella sua componente puramente selvatica. L'uomo è quindi percepito come una creatura potenzialmente pericolosa, disciolta nell'eloquenza del suo altrettanto pericoloso verbo, ove invece l'animale è elemento costitutivo di una simbiosi silenziosa in cui ritrovarsi.

 

Persino crescendo, la sua individualità permarrà straziata e straziante, nutrita dalla precarietà delle proprie gesta e dall'ineluttabilità della reazione conseguita. L'isolamento emotivo diviene quindi una forma artistica di preservazione e contemplazione, ove ella rigenera sé stessa e al tempo stesso esercita il flusso di un controverso e poderoso carisma, tratteggiando i parametri di una personalità verso cui la maggior parte del circondario è succube di fascinazione.

 

Capace di virare verso l'ambiversione, ma di fondo eternamente distesa solo in una posizione di mera inaccessibilità, ella mette in mostra un carattere lunatico ed una difficoltà relazionale, stabilendo legami apparentemente superficiali la cui intensità virerà a seconda del tessuto d'insieme, non inficiando tuttavia l'autentica passionalità da cui ella è permeata. I suoi rapporti rappresentano dunque una spinta creativa nel redigere sé stessa e stabilire la propria collocazione, trovandosi in modo consequenziale ed inequivocabile a fare i conti con un riflesso invece caotico e stordente.

 

Le tragedie che ella vive, tanto quanto i graffianti lutti che l'avvolgono come un efferato e tenace spinario, contribuiscono nella realizzazione di un interiorità castigata da ardimento ed empatia, dal constatare la fragilità invisibile e melliflua costituita dal mondo circostante e l'affacciarsi su di esso del proprio, irriducibile, Io. Ciò che ne consegue è una prospettiva catarchica nella sua dirompente matrice distruttiva: nuove corazze seducono infine una pelle sin troppo esposta, risentimento e furia divengono l'esprimersi di una prosa scarlatta che si configura come l'unico modo rimasto ad ogni componente cognitiva di svolgere le proprie funzioni e di attualizzare la propria permanenza sociale.

 

Ogni esperienza assorbita travalica e determina un naufragio verso il concetto di crisi. Ella causa la risoluzione e il formarsi di un vigore tracotante e ondivago, metamorfico testimone di un qualcosa che era già destinata ad essere. Giunge a completarsi in come ella è percepita e come ella stessa si percepisce: una donna allarmante e oscura, ove l'unico elemento rassicurante è la presenza di inestinguibile orgoglio e passione.

 

Le azioni altrui sono quindi disciolte e accolte nell'ambiguità e così lo sono i tradimenti passionali (Elissa) e umani (Androw) che ella subisce, ove la vita stessa è percepita come un'essenza fedigrafa (colpevole di Aegon) per quanto astratta. L'imperfezione morale e il disagio si compattano in una nuova postura verso l'esistenza, facendo di lei un elemento e un'area in cui il sole non è più in grado di sorgere.

Perfino nell'essere defraudata del proprio diritto dinastico la donna, stoica e irremovibile, accetta parimenti l'azione nefasta in sé, quanto il proprio rancore verso la componente fraterna; l'inquietudine e il risentimento non sono dunque che la derivazione di un corpo ed un anima apparentemente inaccessibili sotto l'effige di temerario rimembrare.

 

La prospettiva materna le è invece una forza espressiva, oltremodo persuasiva verso il profondo senso di chiusura in cui ella ha confinato il proprio Sé. Rumoroso e costante, non può sottrarsi dall'amare ciò che ella stessa ha generato, definendo così le fragilità periferiche della propria psiche. Il cuore, luogo pugnalato e ricolmo di crepe, diviene così il luogo in cui segretamente sentimenti ed emozioni si riuniscono a complottare contro di lei.

 

Finanche nella fine dei suoi giorni, nel bianco candore e nel disfacimento del proprio divenire, Rhaena è un pallido fantasma di afflizione e dignità. I suoi tratti superano dunque di molto la musa della Mallinconia di Hayez, divenendo un tutt'uno raffigurazione di incompreso declino.

E lì, nelle fasi finali del suo calvario, si accende la consapevolezza e la beffa dell'ultimo tormento: ella ha solo avuto il tempo di amare ardentemente, mai di piangere.

 

Con dignità esce di scena, spettro tra gli spettri, trasparente manifestarsi di emotiva strage.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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Figlia dell' estate
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Inviato il 15 novembre 2019 20:28

Il ritorno delle analisi psicologiche di @JonSnow;:cool2::cool2::cool2:

Con il mio personaggio preferito di Fire&Blood! :victory::victory::victory:

Rhaena Targaryen é probabilmente l'unico personaggio di ASOIAF che é riuscito a farmi piangere. 

Ci viene presentata in Fire&Blood attraverso uno dei quadretti familiari più lirici di ASOIAF, lei che culla la sorellina Alysanne. Ragazza timida, fragile, mai "badass" in senso classico, eppure mossa da un intimo desiderio di libertá, in seguito si trasforma lentamente in una donna glaciale e al tempo stessa passionale che scivola sempre piú nella pazzia, per poi "spegnersi" nelle sue passioni e finire i suoi giorni in una torre, confortata solo dai suoi fantasmi e dall'ultima figlia rimasta. Mi piace molto l'aggettivo che hai usato: dignitá. 

Perché quello di Rhaena non é il classico percorso di pazzia, e proprio nel momento in cui ci aspetteremmo il suo crollo definitivo, lei si ricompone, riacquista luciditá e afferma di essere arrivata in ritardo.

La storia di Rhaena é una storia di relazioni fallite, che ella tenta di recuperare quando ormai é troppo tardi. 

Prima il rapporto con la madre: problematico perché probabilmente Alyssa non accettava l'orientamento sessuale della figlia, ha organizzato per lei un matrimonio che ha generato una guerra civile e poi é passata sopra al diritto di successione delle sue figlie per incoronare Jaehaerys. Da sua madre Rhaena scappava nel periodo dopo la guerra, eppure é proprio lei che si indigna per la morte di Alyssa, e non il ragazzino viziato che doveva tutto a sua madre.

Il rapporto con Alysanne: immagine speculare di Rhaena stessa, dolce e intelligente come lei (anche se più solare), ma fortunata in tutti quegli aspetti dove Rhaena fallisce (il regno, l'amore, la maternitá).

Il rapporto con sua figlia Aerea: la figlia che aveva protetto a tutti i costi, abbandonando anche il fratello/marito, che aveva scambiato con la sua gemella, e con la quale non riesce mai a creare un rapporto vero. Colpa di quegli anni in cui sono state lontane, mentre Rhaena inseguiva l'amore di una donna che poi l'avrebbe lasciata per una nave.

Il rapporto con Melony Piper: primo e forse unico amore di Rhaena, che morí nello guerra contro Maegor assieme a una parte di Rhaena.

La vicenda di Rhaena é estremamente tragica, estremamente lirica, illumina tutta la prima parte di Fire&Blood, che risulta abbastanza piatta rispetto agli standard martiniani, ma che si anima non appena la "Regina dell'Ovest" entra in scena.

Probabilmente il miglior personaggio di Fire&Blood, e, assieme ad Aegon III, quello con maggior spessore drammatico. E infatti entrambi condividono la fine: non una morte straziante, e insieme catartica, ma una lunga sequela di giorni con il cuore spezzato, come una candela che si spegne lentamente.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".

 

Comitato Pro Brandon Stark; Comitato S.P.A. Salvate il piccolo Aemon (in difesa del figlio di Mance, del figlio di Gilly e di tutti gli altri bimbi di ASOIAF); Comitato QUANDO C'ERA LUI (Meglio Tywin di quella psicopatica di sua figlia); Comitato A.T.P.A. (Aemon Targaryen pro-pro-prozio dell'anno); Comitato E.S.S.S. (Eddard Stark Santo Subito); Comitato E.T.S.T. (Eddison Tollett li seppellirà tutti); Comitato M.E.F.H. (Martin esci fuori Howland) gemellato con M.E.F.W. (Martin esci fuori Willas); Comitato T.M.G.M.S.  (Theon Mezzo Greyjoy Mezzo Stark); Comitato Y.L.J.E.M. (Ygritte levati, Jon è mio), Comitato T+S: Tyrion+Sansa (possibilmente a regnare su Castel Granito); Comitato Pro Jojen e Meera Reed; Comitato G.M.S.S. (Giù le mani da Sansa Stark); Comitato L'unico Vero Aegon (ovvero l'Egg delle novelle);


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Inviato il 16 novembre 2019 0:11

dovrei leggere il libro per commentare, ma anche non conoscendo bene la storia del personaggio in questione non posso non fare i complimenti a @JonSnow; per uno dei suoi soliti ottimi contributi, ben articolato e che inserisce i protagonisti di questo universo in una cornice introspettiva in un modo molto piacevole da leggere anche per chi ha del personaggio una conoscenza frammentaria...

 

se cambiassi idea(mi ero ripromesso di non leggere niente di quacuno se non tira fuori almeno TWOW)ritornero volentieri per qualche considerazione personale su rhaena...


" A Grande Inverno giuriamo la fedeltà della Torre delle Acque Grigie. Cuore e focolare e raccolto a te noi doniamo, mio lord. Le nostre spade, le lance e le frecce sono al tuo comando. Da’ misericordia ai nostri deboli, aiuta i nostri inermi e fa’ giustizia per tutti. Noi mai ti volteremo le spalle. Lo giuro sulla terra e sull’acqua. Lo giuro sul bronzo e sul ferro. Lo giuriamo sul ghiaccio e sul fuoco. "

 

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Inviato il 17 novembre 2019 17:51 Autore

@Figlia dell' estate

 

Condivido la preferenza personale per Rhaena. Si tratta, a mio avviso, del personaggio più interessante e drammatico di Fire and Blood, nonché forse l'elemento femminile di maggior profondità della Casa Targaryen, in grado di non essere inferiore, per qualità e fascino che è in grado di destare, ai suoi parenti maschili. Sarebbe clamoroso sottovalutarne lo spessore.

 

Illuminante il termine da te adoperato, ''lirico''. Tutta la sua esistenza si ascrive difatti alla ferale passione, e alla presenza di relazioni apparentemente disfunzionali. Come nella lirica, ella è adatta tanto al contesto corale quanto al singolo. Rhane permane dunque un esponente del melos monodico, catalizzatrice della sua stessa esposizione personale, in una variante che trova la sua collocazione solo nel giogo dell'individualità. Come una sorta di violenta e alternativa Saffo. Ella si protrae e si distanzia dal contesto relazionale con la stessa fervente applicazione, lasciando però il sentimento come costante di ogni suo oscuro movente. E' come se la sua anima fosse un prodigio retrattile, tanto in grado di donarsi completamente alla presenza dell'altro, tanto abile e incline parimenti a sottrarvisi. Trovo l'accostamento a Saffo particolarmente emblematico, tanto per la controversa incapacità di sottrarsi alla passione, tanto nell'espressione del concetto di Dolce Mela, in cui si circoscrive un'essenza impregnata nella fascinazione, ma al tempo stesso distante e remota, con tale distanza che va ricercata più in un incapacità del circondario di avvicinarsi, che una sua caratteristica. In Tramontata è la Luna si può cogliere la stessa onnipresente e ambivalente solitudine da cui Rhaena parte e a cui ella nei suoi giorni finali è costretta a brutale ritorno: ''È tramontata la luna. insieme alle Pleiadi, la notte è al suo mezzo, il tempo passa. io dormo sola''.

 

La dignità è un atroce e al tempo stesso affascinante tessuto che non ha mai smesso di indossare. Perfino nell'emancipazione dal patriarcato, ella perora un assetto comportamentale dignitoso e fedele ai propri tratti, non svilendo il proprio spessore in uno scontato lamento di diseguaglianza. Profondamente coerente, notoriamente belligerante, i suoi impulsi e le sue reazioni verso l'ambiente familiare virano alla centralità.

 

Fa ancor più riflettere come ella sia da sempre soggetta ad una caccia sinuosa e passiva, che la vede di riflesso rivalersi in ogni occasione. il suo Io tende ad accattivare l'altro, come in una risposta ad un bisogno primordiale, tuttavia la sua struttura la porta molto di più ad essere una ricevente, e consequenzialmente preda, circondata da altrettanta passione che ella stessa stimola e suscita.

 

Quelli che appaiono quindi come fallimenti relazionali hanno più il marchio della drammatica circostanza, come se un fato avverso inficiasse l'arbitrarietà delle loro funzioni. Ella ama e odia ardentemente, di riflesso la passione giunge ad essere totale e totalizzante. E' come se perfino il suo risentimento, il suo rancore, fossero testimonianze ambigue della sua potente inclinazione al pathos.

 

E quindi alla fine la sua rivendicazione non sfocia nell'auto assoluzione, bensì nella consapevolezza. La sua stessa mente diviene l'equa bilancia in cui distribuire il peso di responsabilità proprie e condivise, e la coscienza dell'errore diviene invece poderosa firma di evoluzione. Una smodata e mai veramente tardiva riconciliazione ad una dimensione reale.

 

Tutto il suo arco ci ricorda infine quanto amare sia fatale, ma assolutamente necessario.


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