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(ADWD/GoT6) Percorsi simmetrici: il destino di Jon Snow e Daenerys Targaryen
E di Ellyn Reyne
creato il 15 agosto 2017

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Ellyn Reyne
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Ellyn Reyne
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Inviato il 15 agosto 2017 18:08 Autore

Negli archi di Jon e Dany possiamo riscontrare uno schema “simmetrico” simile a quello di cui parlavo nel topic su Sansa e Arya, anche se meno rigoroso e di più ampio respiro. Vi offro qualche spunto, senza ovviamente pretendere di esaurire il discorso:

 

  • Jon lascia la propria casa, la propria famiglia, per arruolarsi nei Guardiani; Daenerys non desidera altro che ritornare a casa o, meglio, trovarne una. Il primo si isola alla Barriera sua sponte; la seconda è venduta ai dothraki dal suo unico fratello. Mentre Jon resta deluso dalla Barriera e impiega del tempo ad accettare (e farsi accettare da) i nuovi compagni, Dany -finalmente parte integrante (e importante) di una comunità-  si sente presto a proprio agio tra i dothraki, adeguandosi volentieri al nuovo stile di vita (le principali difficoltà sono a livello meramente fisico: piaghe dovute alle lunghe cavalcate etc.).

 

  • Passiamo al rapporto che intercorre tra i due personaggi e le popolazioni autoctone con cui interagiscono: Daenerys è accolta dai dothraki come una Khaleesi; Jon viene portato al cospetto del re del bruti in qualità di prigioniero. Eppure, all’inizio di quest’esperienza, Dany è una schiava di fatto, Jon una spia in missione. Ancora: la Khaleesi verrà abbandonata, alla morte di Khal Drogo, da quasi tutto il khalasar; viceversa, il prigioniero Jon Snow sarà accettato come uno del popolo libero, ciò grazie anche all’amore per Ygritte.

 

  • Su un più generico piano dei rapporti interpersonali, da una parte vediamo Jon, di indole solitaria, legare con i confratelli a tal punto da instaurare con alcuni di loro un legame fraterno; dall’altra, Daenerys, realmente bisognosa di legami affettivi forti –che le sono sempre mancati- e di scoprire un’appartenenza profonda a un gruppo, pur circondata e ossequiata da schiere di adulatori e servitori, non può fare a meno di sentirsi sola. Inutile soffermarsi sull’abisso che separa la storia d’amore, passione e sofferenza vissuta da Jon e Ygritte dalla vuota liason tra Dany e Daario Naharis...

 

  • Potremmo menzionare anche il contrasto tra gli ambienti, che aiuta a rivelare la psicologia dei personaggi e potrebbe perfino incidere su di essa. Se l’esperienza alla Barriera e nel Nord incontaminato si rivela, per Jon, dura ma anche mistica e in qualche modo ascetica -tanto che in diversi capitoli il personaggio è talmente riflessivo che sembra dissolversi in puro pensiero-, ad Essos, l’errante khaleesi/regina Daenerys è costretta processare le migliaia di informazioni provenienti dal mutevole caos che la circonda: un mondo esterno in continuo divenire, in cui c'è troppo da conoscere, causa e al contempo espediente dimostrativo dell'approccio a volte poco riflessivo di Dany alla realtà.

 

  • Ma la simmetria più importante ai fini del “gioco del trono” riguarda senza ombra di dubbio il rapporto con il potere.
    Daenerys ambisce da sempre a diventare regina, sia per la convinzione di essere più adatta di altri a regnare, sia per il bisogno intimamente personale di trovare il proprio posto nel mondo, sia perché ciò semplicemente le spetta. Daenerys è di buon cuore, si fa da sempre promotrice di principi di solidarietà nei confronti dei più deboli. Se a ciò aggiungiamo il suo naturale carisma, il gioco è fatto… o quasi. In ADWD sembra che, qualsiasi decisione ella prenda, la situazione non faccia che degenerare. Per regnare non esiste, una formula assoluta, e Dany commette l’errore di non tener conto di quelli che sono i destinatari dei suoi editti. Opta per soluzioni ai problemi in astratto valide (a questo proposito, sono davvero interessanti le varie audizioni che concede a Meereen), ma che non tardano a rivelarsi inidonee, insufficienti o inefficaci, una volta fatti i conti con il tessuto sociale e culturale di Essos. Ella tenta importanti ‘impianti’ filosofici e giuridici in un contesto che può solo rigettarli, impone a priori determinate regole al di fuori del loro naturale ambito di applicazione.Tutto ciò danneggia enormemente il suo governo e spiana la strada alla guerra civile.
    Jon si muove nel senso opposto: osserva i fatti e poi propone il da farsi, con una risolutezza flessibile, modellata su regole di esperienza; pertanto, molto diversa da quella di Daenerys, che più volte a mio avviso si avvicina alla rigidità pura e semplice.
    Quella di Jon Snow è, d'altronde, una storia diversa. Egli si prefigge lo scopo di essere un valido guardiano della notte e proteggere il regno dai pericoli presenti al di là della Barriera; nell’adempiere questa promessa, compie scelte che lo mettono in enormi difficoltà, ma da ogni caduta si rialza più forte e stimato di prima, arrivando a colpire positivamente un personaggio del calibro di Stannis Baratheon (il quale lo vorrebbe Protettore del Nord), per poi essere eletto Lord Comandante e –come ormai tutti sappiamo dalla show HBO- Re del Nord. Eppure Jon non ha mai desiderato una posizione di potere: la sua è una storia che inizia addirittura con la rinuncia a qualsiasi ambizione in tal senso. Tuttavia, una volta dimostrato di possedere la stoffa del leader, sono gli altri a riconoscergli a posteriori questa qualità. In poche parole: non può farci nulla.
  • Così Daenerys, volendo regnare bene, in sostanza conquista ma non regna. Jon, non volendo regnare affatto, si ritrova sulle spalle il fardello del potere, e in misura sempre maggiore, intraprendendo un accidentale cursus honorum che, di questo passo, potrebbe proseguire ben oltre il trono di Grande Inverno.

 

Ecco che, alla luce della specularità dei due percorsi, mi aspetto un finale della saga in cui Daenerys, attraversato il Mare Stretto per conquistare i Sette Regni, vede il proprio destino compiersi nella Battaglia dell’Alba, nella quale dà la vita (non necessariamente nel ruolo di A.A., che per me è senza ombra di dubbio Jon; ma avere tre draghi comporterà pure qualche dovere!). Pertanto, a conflitto terminato, spetterebbe a Jon Targaryen l’amara responsabilità di rimettere insieme i pezzi di un regno distrutto dalla guerra e, completando quel cursus mai intrapreso di propria volontà, occupare l'odiato Trono di Spade. "Jon Snow, you will be fighting their battles forever" (cit. Alliser Thorne, GoT 6x03).

Naturalmente mi piacerebbe conoscere la vostra opinione :) 


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Lyra Stark
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Lyra Stark
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Inviato il 17 agosto 2017 13:42

Per quanto riguarda il finale, tuttora non ho le idee chiare in merito. A dire la verità, conscia che comunque andrà ci saranno delle sbavature, non mi pongo più di tanto il problema, quel che sarà sarà.

Sui percorsi di Jon e Daenerys, invece, hai davvero ben riassunto il loro essere opposti e complementari. Tutto in loro è difatti così: carattere, ambientazione, situazione di partenza ed evoluzione, rapporti familiari ed interpersonali... motivo per cui è indubbio che anche nei libri i due prima o poi finiranno per incontrarsi. E personalmente credo che entrambi saranno chiamati a dare il proprio contributo nella lotta per la salvezza dell'umanità, nonostante Jon racchiuda già in sé entrambi gli elementi ghiaccio e fuoco. È questo forse l'unico elemento che risulta un po' fuori dal quadro così ben costruito degli opposti, anche se Jon al momento rimane maggiormente legato alla dimensione ghiaccio per vissuto e ambientazione. 


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 
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Inviato il 17 agosto 2017 15:54

E' un'analisi molto dettagliata, però mi sembra piuttosto severa con Daenerys e molto filo-Jon (senza offesa naturalmente, è normale che ognuno abbia i propri personaggi preferiti). Sul percorso di Daenerys tra i Dothraki e ad Essos infatti mancano due fattori chiave: Daenerys ha avuto un'educazione basata sulla cultura e i valori di Westeros, e la sua "inflessibilità" è dettata soprattutto da questa mancata conoscenza della cultura locale; Jon tra i Bruti ha meno difficoltà perché c'è alla base un sistema culturale con molti punti di incontro (una cosa per tutte: i Bruti parlano la Lingua Comune e credono negli Antichi Dei). Inoltre Daenerys è una donna, cosa che le provoca diverse difficoltà ad operare società patriarcali; paradossalmente avrebbe avuto meno problemi tra i Bruti, che nonostante tutto accettano dei capi di sesso femminile

Sulla ricerca del potere: Daenerys porta il peso di essere l'ultima discendente di una dinastia regnante durata secoli, e la sua ricerca del potere è sentita più come una missione, cosa che sembrerebbe (uso il condizionale di proposito) confermata anche dal fatto che è riuscita a riportare al mondo i draghi. Jon Snow non ricerca il potere, ma anche perché oggettivamente, nel suo status di bastardo (oltretutto con molti fratelli legittimi, cosa che sembra rendergli impossibili un'eventuale legittimazione) avrebbe potuto perseguire ben poco nella società feudale di Westeros. Tra i Guardiani della Notte in ogni caso l'educazione avuta ad Eddard lo aiuta ad essere scelto come attendente dal comandante Mormont e in ogni caso, a dispetto dell'egualitarismo conclamato, anche tra i Guardiani lo status sociale porta più o meno sempre a una posizione di spicco , non fosse altro perché nella quasi totalità dei casi (Sam è l'unica eccezione) più alta è la posizione sociale, maggiori le potenzialità bellico-militari.

Sul futuro dei due personaggi non sono sicura che sopravvivano entrambi, perché credo che la storia volga verso un climax del fattore magico che poi, verso la fine, finirà per dissolversi completamente. Daenerys e Jon sono entrambi fortemente legati all'elemento magia e quindi, in un finale dove il mondo viene deprivato del sovrannaturale, non vedo spazio per nessuno dei due.


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Ellyn Reyne
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Ellyn Reyne
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Inviato il 17 agosto 2017 19:43 Autore

Grazie TwinkleLittleStar per aver integrato l'analisi con le tue osservazioni, che condivido quasi pienamente.

Il "quasi" è per le aspirazioni di Jon: non credo che, da Stark legittimato, avrebbe avuto chissà quali ambizioni politiche. Caratterialmente, Jon mi ricorda tanto Eddard, che di fatto cedette i Sette Regni a Robert pur trovandosi a un passo dal Trono di Spade, quanto Rhaegar, il principe "maledetto" divenuto guerriero per un dovere "mistico"

In ogni caso, lungi dal voler essere severa con Daenerys in favore di Jon! Non ho una vera preferenza tra questi personaggi, li reputo anzi affascinanti e profondi in egual misura e non sopporto che, come troppo spesso accade, si celebrino le virtù dell'uno lamentando eventuali difetti dell'altro. Se in questa sede mi sono soffermata più su Jon, trascurando ingiustamente Daenerys, è forse solo perché scorgo nel quadro generale presunti indizi della sopravvivenza di lui e un finale alla Aragorn, che lo renderebbero protagonista indiscusso della saga. :-)

 

Come ha osservato Lyra, Jon racchiude in sé ghiaccio e fuoco, Daenerys solo quest'ultimo elemento. Non vedo sopravvivenza per Dany in quanto ritengo che la sua natura di fuoco puro servirà ad estinguere il ghiaccio puro, lasciando il superstite Jon custode, nella propria persona, dell'equilibrio magico e politico. Questa tesi, che prende le mosse dall'idea di specularità tra le due storyline, oggi è leggermente rinforzata dalla visione di GoT 7x06:

l'episodio, infatti, propone proprio il Re della Notte (ghiaccio puro e, secondo una nota teoria, antico Stark) quale terza testa del drago. Saranno solo fantasticherie, ma piace immaginare un Jon che, alla fine di tutto, abbia al proprio fianco sia Spettro che l'ultimo dei draghi. :) 

 


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Inviato il 17 agosto 2017 20:06

Jon non avrebbe avuto motivo di essere legittimato se non per rischio di estinzione della casata Stark (la famosa lettera di Robb...); se non fosse andato alla Barriera, avrebbe potuto assumere un ruolo "amministrativo" a Grande Inverno, dedicarsi alla carriera militare, diventare septon o maestro ...insomma, avrebbe avuto una gamma di possibilità, anche se limitata. Daenerys non è che abbia avuto poi tanta scelta: Viserys e lei non avrebbero potuto continuare a mendicare a vita, quindi o si rivendicava il trono, oppure il massimo che le poteva capitare era andare in sposa a qualche personaggio più o meno benestante - lasciamo per il momento da parte che il matrimonio con Khal Drogo abbia funzionato, ma di fatto scelta non ne ha avuta.

Eddard non credo abbia mai avuto nessuna chance di rivendicare il trono: in primis Robert era un guerriero e un leader molto più carismatico, in secondo luogo era l'unico che potesse dare una minima linea di continuità con la dinastia precedente (sua nonna Rhaelle era la zia di Aerys)

Sull'equilibrio ghiaccio-fuoco di Jon, credo proprio che questo lo porterà non a una posizione di potere temporale, ma a esistere come una sorta di trave portante della cosmogonia di Westeros in una specie di non-dimensione: per come la vedo io, potrebbe benissimo diventare il nuovo Corvo a Tre Occhi (Bran sopravviverà fino all'ultimo, ma secondo me alla fine "terminerà" - personalmente credo che le teorie che connettano il Corvo a Tre Occhi con gli Estranei siano fondate), oppure andare a vivere con gli Estranei (che non credo siano la malvagità allo stato puro, anzi) per sancire una sorta di tregua - insomma, SPOILER ciclo di Shannara

 

 immagino per lui una sorte del tipo di quella di Amberle nel ciclo di Shannara.

Sul Re della Notte come testa del drago non scommetterei, perché in Martin il personaggio è assente, e soprattutto perché nella serie tv non si è mai minimamente accennato alla profezia sulle tre teste del drago, nemmeno nella visione della Casa degli Eterni.


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