Ispirato in parte dal DM letterario di Barriera tenutosi proprio qui su Braavos e in parte dal più recente Gioco dei Reali con l'indovinello dedicato all'autore, mi sono deciso a leggere 1Q84, che mi è stato dipinto, tra tutti i lavori di Murakami, come quello che poteva essermi più congeniale.
Ho finito il romanzo alcuni giorni fa, e complessivamente sono rimasto soddisfatto della lettura.
Premettendo che era il mio primo contatto con un autore giapponese e che quindi non so bene cosa sia peculiare dell'autore e cosa sia invece proprio della tradizione letteraria di quel Paese, devo dire che ho trovato nella parte formale il principale punto di forza del romanzo. Il ritmo è molto lento, ma mai noioso; non capita mai di cedere alla noia o di abbassare l'attenzione, l'autore è estremamente bravo a tenere sempre viva l'attenzione del lettore. La gran quantità di dettagli - che maliziosamente fa pensare ad un romanzo scritto per un pubblico più occidentale che giapponese, sinceramente - non stanca mai, ma al contrario è sempre utile per tenere ancorato alla realtà un romanzo che, detto nel modo meno spoileroso possibile. Si tratta di una piacevole similitudine con alcuni romanzi nord-europei.
L'andamento dei capitoli, in termini di emozionalità, ha un andamento che ricorda il moto delle onde del mare: la tensione sale sale sale fino ad un capitolo in cui il climax si scioglie di colpo - in genere capitoli molto appaganti per il lettore, questi - e poi si rifiata. Un andamento che mi è piaciuto.
La storia invece lascia con un senso di incompiutezza. Anche cercando di prendere l'opera per quello che deve essere, ovvero la storia dei due protagonisti, e considerando tutto il resto come una cornice, ci sono troppe cose non spiegate perché io apprezzi veramente il tutto. Non viene spiegato nulla di più di quanto i protagonisti non riescano a capire - o non venga loro rivelato - e in questo Murakami è stato assolutamente corretto... però questo consente furbescamente all'autore di "far accadere cose" congeniali allo sviluppo della trama senza doverle motivare adeguatamente. Però al tempo stesso mette al lettore una voglia matta di sapere altro, e quindi il risultato è una certa qual frustrazione.
Di questo risente in modo indiretto anche l'ambientazione. Bella, originale, assolutamente encomiabile, ma bisogna fare diversi atti di fede per accettarne le basi. Se si viene a patti con questo prerequisito, allora uno riesce a godersela in pieno... e il libro offre ottimi motivi per apprezzarla.
Infine, i personaggi, e qui si sconfina dal romanzo al mito. Per quanto si muovano nel Giappone degli anni '80, mangino tofu e verdurine tagliate fini, sono quasi archetipici, incarnazioni dei sentimenti e delle motivazioni che li animano. Con questo non voglio dire che siano personaggi piatti, anzi, l'introspezione è una delle principali chiavi rilettura del romanzo. Sono personaggi a cui è possibile affezionarsi, ma con cui difficilmente si uscirebbe per andare a prendere una birra il sabato sera.
Ecco, ho detto la mia, cedo la parola agli altri lettori che hanno già letto 1Q84 o che hanno intenzione di farlo.
Sul non spiegato è praticamente un marchio di fabbrica di Murakami (e a me piace anche per quello). E' un po' come per le canzoni dei Verdena: le si prende così come sono e ognuno ci trova un significato più o meno diverso.