Entra Registrati
Steve McQueen(regista) e il suo"cinema del corpo".
di Seija
creato il 17 ottobre 2014

Questa discussione è stata archiviata, non è più possibile rispondere.

Seija
Confratello
Utente
1716 messaggi
Seija
Confratello



Utente
1716 messaggi
Inviato il 17 ottobre 2014 19:13 Autore

In questa discussione che mi accingo ad aprire sarei curiosa di conoscere le vostre opinioni sul "cinema del corpo"del regista londinese Steve McQueen attraverso i suoi 3 lungometraggi:"Hunger","Shame"e "12 anni schiavo".

"Hunger".

Questa opera prima è una pellicola del 2008 violenta e viscerale dalla sconvolgente potenza visiva. Articolata da lenti, chirurgici movimenti della cinepresa, che privilegia lunghi piani sequenza per addentrarsi nell'inferno terreno vissuto dai carcerati nordirlandesi, la storia(vera)non lascia respirare lo spettatore: i detenuti irlandesi del carcere"Maze"di Long Kesh chiedono lo status di prigionieri politici mettendo all'opera la"protesta delle coperte"e un radicale sciopero della fame. La privazione della libertà dell'individuo viene riaffermata attraverso la libertà di disprezzare ed affamare il proprio corpo. La negazione della dignità individuale attraverso percosse e violenze, una negazione che annichilisce la libertà dei soggetti, viene combattuta attraverso un' altra negazione, questa volta autonomamente scelta, che porta i carcerati a riconquistare lo spazio della libertà sottratta attraverso la propria distruzione, attraverso la distruzione del proprio corpo.

Numerose sono le scene di"Hunger" degne di nota, ma la migliore resta il dialogo tra il protagonista Bobby

Sands(nello schermo con il volto e il corpo di Michael Fassbender)con il prete( Liam Cunningham): più di 20 minuti di cui 17 ripresi in un unico emozionante piano sequenza e i restanti con un montaggio serrato in cui, nel cuore vivo, si apre l'unico momento dialogico e dialettico di un' opera incentrata su mute opposizioni, su confronti insanabili, ma che schiacciano gli individui nella loro identità. Faccia contro faccia, muro contro muro, morte contro morte.

il regista dirige questa sua opera d' esordio con assoluta maestria e padronanza del mezzo cinematografico, insinuandosi nelle crepe di una realtà cruda e violenta. Questa pellicola colpisce come un pugno nello stomaco, come un' aggressione selvaggia che non può lasciare indifferenti.

"Shame".

La storia è quella di Brandon, facoltoso ed elegante uomo d'affari che incentra l'essenza della suoi bisogni primari sul sesso, un bisogno che si tramuta in patologici e compulsivi atti onanistici e carnali. Un problema così radicato in profondità che la sua vita quotidiana trascorre senza che tutto trapeli a livello esterno. Fino al corto circuito innescato dall'arrivo in casa della sorella minore Sissy che amplifichera'l'impulso dell'uomo sino a condurlo in un vortice di perdizione e depravazione senza ritorno.

la prima assoluta di " Shame " è alla sessantottesima Mostra del Cinema di Venezia;l'impatto sul pubblico veneziano è sconvolgente. A testimonianza delle molteplici reazioni di sbigottimento e di ripugnanza di fronte alle immagini mostrate, ci si chiede se la vergogna del titolo sia solo quella vissuta da Brandon o se questa simboleggi piuttosto il sentimento dello spettatore, coinvolto suo malgrado ad assistere alle torbide pratiche messe in atto dal protagonista.Vergognarsi della vergogna altrui, disgustarsi in modo così profondo come se l' intera vicenda ci riguardasse personalmente . McQueen penetra nelle coscienze di ognuno di noi. Ci spoglia e ci mette al muro, proprio come fa con il suo personaggio Brandon.

"Shame " è un film dalla potenza devastante, che esprime con spiazzante facilità e commovente bellezza le pulsioni di un uomo messo a nudo dalla propria dignità. Brandon è imprigionato mentalmente, isolato da qualsiasi relazione/compotamento che possa discostare dal sesso, unica vera fonte di nutrimento per la sua anima.

L' incursione veneziana di McQueen ricorda molto quella di Tom Ford del 2009 con"A Single Man". Entrambi esteti prima che registi, entrambi maestri del sapere scoperchiare con estrema facilità il blocco emotivo dello spettatore di fronte a sentimenti così primordiali eppure così complessi da rievocare in campo cinematografico. Entrambi hanno fatto vincere la Coppa Volpi ai loro protagonisti, Firth e Fassbender. A testimonianza di un cinema coinvolgente e appassionante, a tratti lirico. L'amore perduto, l' omosessualità e la solitudine di"A Single Man"ha molti tratti in comune con la desolata disperazione di " Shame".Ma ad inluenzarlo è soprattutto la precedente pellicola di McQueen. Bobby Sands e Brandon sono entrambi intrappolati in una cella senza spiragli di luce, il primo fisicamente, il secondo mentalmente. E se Bobby riesce almeno nell'impresa di governare la sua libertà, pur nella ristrettezza delle sue condizioni, grazie alla morte, Brandon si chiude all' interno negando qualsiasi contatto con il mondo, rinunciando a vivere una vita sociale riconosciuta.

"Shame " è la pellicola che consacra a mezzo mondo Michael Fassbender, autore di una prova mastodontica e che lancia McQueen nell' olimpo dei più importanti e influenti registi contemporanei.

"12 anni schiavo".

Ferite, carne e sangue. Steve McQueen, al suo terzo lungometraggio porta avanti il suo "cinema del corpo"raccontando la storia(vera)di Salomon Northup, stimato violinista che, nel 1841, dallo stato libero di New York viene rapito con l'ingNno per essere venduto come schiavo nei campi del Sud.12 lunghi e atroci anni di prigionia dei quali Northup ha reso testimonianza nel suo libro pubblicato nel 1853, e al quale il film si ispira. Il marchio d'infamia dello schiavismo, peccato originale di un' America che tenta da secoli di lavarne l'onta, è impresso in questa terza fatica del regista nella quale si scarnificano, letteralmente, i protagonisti, non soltanto attraverso la frusta che lacera la carne ma anche con lo sguardo impietoso di chi mette a nudo la ferocia del gesto umano, mosso da un' ottusa obbedienza verso"una legge"palesemente iniqua e arbitraria.

McQueen non risparmia la violenza, il sangue, il sopruso e, com'è solito fare con i suoi protagonisti ne lacera le esistenze per( di)mostrare la verità del racconto, incidentola sulla pelle di Chiwetel Ejiofor;tuttavia al film manca quella potenza emotiva che avrebbe dovuto costituire l'impeto di denuncia e una regia più convenzionale rispetto ai due precedenti, finisce per appiattirne i toni. Non si scivola nella banalità, ma lo stile del regista sembra, in questo film, evidenziare una discontinuità che ne penalizza la forza eversiva e pur nell' esporre, senza filtri, la furia della brutalità ne smarrisce, invece, il senso autenticamente perturbante della visione.

In"12 anni schiavo " McQueen taglia ma non affonda e pur lacerando il corpo, umano e filmico, non riesce ad estrarre compiutamente l'essenza della liberta.


E
Eddard Stark_
Confratello
Utente
2131 messaggi
Eddard Stark_
Confratello

E

Utente
2131 messaggi
Inviato il 21 novembre 2014 23:03

Li ho visti tutti e tre e mi sono piaciuti molto, Hunger è impressionante!

Ho un'ottima opinione di McQueen e Fassbender (di cui cerco di vedere ogni film, ho visto perfino Frank :) ) ma sinceramente non saprei fare un discorso articolato come lo hai fatto tu in questi tre film e sul cinema del corpo.


A
Albert Stark
Alchimista del Ghiaccio e del Fuoco
Guardiani della Notte
8773 messaggi
Albert Stark
Alchimista del Ghiaccio e del Fuoco

A

Guardiani della Notte

8773 messaggi
Inviato il 22 novembre 2014 18:34

Un regista che mi piace tanto!!

 

Hunger è una delle migliori opere prime degli ultimi anni!! Fantastico!! Un piano sequenza su tutti da brividi!!

Shame sempre molto bello, anche se preferisco Hunger senza dubbio!!

12 anni schiavo girato bene, e bello, però manca qualcosa...il meno riuscito dei tre, comunque un buon film!!

 

Non mi dilungo perchè ha detto tutto benissimo Seija :)


Messaggi
3
Creato
9 anni fa
Ultima Risposta
9 anni fa

MIGLIOR CONTRIBUTO IN QUESTA DISCUSSIONE