Salve è la prima volta che intervengo, ma vi leggo spesso e mooolto spesso mi fate notare dei particolari che mi erano sfuggiti....ad ogni modo vorrei dire la mia sulla battaglia che dovrebbe svolgersi davanti le porte di Meereen. Anche io penso che ser Barristan possa rimetterci le penne soprattutto perchè non vedo una sua convivenza positiva con Tyrion e ho il forte sospetto che anche Victarion possa non sopravvivere, perchè punto primo suo fratello Euron dubito si fidi ciecamente di lui e non abbia preso delle precauzioni e punto secondo un ruolo importante in questa faccenda lo prenderà Moqorro, a me sembra evidente che Benerro Moqorro e forse anche Melisandre abbiano un piano ben preciso (che sia per impossessarsi dei draghi o per sconfiggere gli estranei ancora non saprei dire), ritengo che Moqorro si stia approffitando di Victarion magari già sapendo che non sopravviverà oppure mira al corno in suo possesso. L'unico dubbio che ho su Moqorro è che sta arrivando nella Baia anche l'arcimaestro Marwin si prevede un gran bel scontro..... ritenete che sia possibile la mia idea?
Io credo che dany arriverà nel bel mezzo dello scontro con drogon e il kalasar e ribalterà le sorti della battaglia, poi troverà set barristan morente che la implorerà di tornare in occidente e rivendicare il suo trono così dany riceverà una spinta definitiva.
Nel prossimo post il riassunto del primo capitolo di Barristan. Per l'esattezza si tratta di quello pubblicato come sample nell'edizione americana di ADWD qualche mese fa.
I morti volavano nell’oscurità della notte, cadendo al suolo nelle strade della città. Cadaveri che andavano in pezzi nell’aria, ed esplodevano quando sbattevano contro le mura, spargendo vermi, larve o peggio. Altri rimbalzavano contro i lati delle piramidi e delle torri, lasciando macchie di sangue sulla pietra.
Nonostante la loro grandezza, i trabucchi degli Yunkai non avevano abbastanza raggio per lanciare i lori disgustosi carichi fin nelle parti più interne della città. La maggior parte dei corpi atterrava appena dentro le mura, o sbatteva contro le fortificazioni, i parapetti e le torri difensive. Con le sei sorelle disposte a mezzaluna intorno a Meeren, ogni parte della città era stata presa di mira, salvo i quartieri a nord del fiume. Nessun trabucco poteva lanciare proiettili attraverso tutta la larghezza dello Skahazadhan. Una piccola consolazione quella, pensò Barristan Selmy, mentre cavalcava nella piazza del mercato oltre la grande porta occidentale di Meeren.
Quando Daenerys prese la città, erano passati attraverso quella porta grazie al grande ariete battezzato ca**o di Joso, costruito con il legno di un albero maestro di una nave. I Grandi Maestri e i loro schiavi soldati avevano incontrato in battaglia gli assalitori in quel punto, e il combattimento era infuriato in tutti i vicoli vicini per ore. Quando finalmente la città cadde, centinaia di corpi disseminavano la piazza. E adesso ancora una volta era tornata ad essere una carneficina, con i cadaveri impestati dalla pallida giumenta che ricoprivano in larga parte lo spiazzo.
Di giorno le strade di mattoni di Meeren sembravano avere cinquanta tonalità diverse di colori, ma la notte le trasformava in un pallido lenzuolo con sfumature di bianco, nero e grigio. Il riflesso della luce delle torce scintillava nelle pozzanghere che si erano formate per via delle recenti piogge, e dipingeva delle linee di fuoco sugli elmi, sui gambali e sulle corazze dei soldati. Ser Barristan Selmy passò lentamente in mezzo a loro. Il vecchio cavaliere indossava l’armatura che la sua regina gli aveva donato – un completo di metallo bianco, intarsiato e decorato in oro. Il mantello che gli scendeva dalle spalle era bianco come la neve, come anche lo scudo appeso alla sella.
Montava l’argentea giumenta della regina, la stessa che le regalò Khal Drogo nel giorno del loro matrimonio. Sapeva che era presuntuoso da parte sua, ma se la stessa Daenerys non poteva essere al loro fianco durante l’ora del pericolo, Ser Barristan sperava che la vista della sua giumenta nella mischia ispirasse i cuori dei suoi guerrieri, ricordando loro per chi stavano combattendo. Oltretutto quella cavalla era stata per anni in compagnia dei draghi, e si era ormai abituata alla loro presenza. Cosa che non si poteva dire dei destrieri dei loro nemici.
Al suo fianco cavalcavano tre dei suoi ragazzi. Tumco Lho portava lo stendardo con il drago a tre teste dei Targaryen, rosso su sfondo nero. Larraq la Frusta teneva l’insegna bianca biforcuta della Guardia Reale: sette spade d’argento circondate da una corona d’oro. All’Agnello Rosso invece, Selmy diede un grande corno argentato, da suonare per dare comandi alle truppe sul campo di battaglia. Gli altri ragazzi sarebbero rimasti alla Grande Piramide. Avrebbero combattuto un'altra volta… forse. Non tutti gli scudieri erano portati a diventare cavalieri.
Era l’ora del lupo. La più lunga e oscura ora della notte. Per molti degli uomini che si erano assemblati nella piazza del mercato, quella sarebbe stata l’ultima notte della loro vita.
Sotto l’imponente muro della facciata dell’antico Mercato degli Schiavi di Meeren, cinquemila Immacolati si erano posizionati in dieci file ordinate. Erano in attesa, immobili come se fossero stati scolpiti nella pietra, ognuno con le sue tre lance, la spada corta, e lo scudo. La luce delle torce lampeggiava sulla punta dei loro elmi, e illuminava le lisce guance sotto il metallo. Quando uno dei corpi volanti atterrò in mezzo agli eunuchi, questi si mossero semplicemente sui lati quel tanto che bastava per evitarne l’impatto, per poi tornare subito in formazione. Erano tutti a piedi, perfino i comandanti: Verme Grigio primo fra tutti, con indosso l’elmo con le tre punte.
I Corvi della Tempesta si erano radunati sotto l’arcata del mercante di fronte al lato sud della piazza, dove potevano vantare di una qualche protezione dai proiettili di carne morta. Gli arcieri di Jokin stavano sistemando le corde degli archi quando Ser Barristan passò al galoppo vicino a loro. Il Vedovo stava in sella ad uno scarno cavallo grigio, lo sguardo tetro, teneva lo scudo su un braccio e in mano aveva l’ascia da battaglia appuntita. Un mucchietto di piume nere spuntava da una tempia del suo elmo in ferro. Il ragazzo al suo fianco stava impugnando lo stendardo della compagnia: una dozzina di fulmini neri su un alto bastone torreggiato da un corvo di legno.
C’erano anche i signori dei cavalli. Aggo e Rakharo avevano portato con loro in larga parte il piccolo khalasar della regina lungo le sponde dello Skahazadhan in cerca di Daenerys, ma Rommo, il vecchio Jaqqa Rhan mezzo storpio, aveva radunato venti guerrieri a cavallo che erano rimasti indietro. Alcuni tra loro erano vecchi quanto lui, e la maggior parte erano feriti e alcuni infermi. Il resto erano ragazzi alle prime armi, giovani alla ricerca del primo campanello e dell’onore per potersi intrecciare i capelli. Girovagavano vicino alla statua rovinata del Costruttore di Catene, erano ansiosi di uscire, e spostavano i cavalli ogniqualvolta un cadavere precipitava al suolo.
Non lontano da loro, in prossimità dello spaventoso monumento che i Grandi Maestri chiamavano Spirale di Teschi, si erano raggruppati parecchie centinaia di combattenti delle fosse. Selmy vide il Gatto Maculato tra loro. Oltre a lui erano presenti anche Ithoke il Senzapaura, Senerra la donna serpente, Camarron della Conta, il Macellaio Tigrato, Togosh, Marrigo, Orlos il Seviziato. C'era perfino Goghor il Gigante, che sovrastava in altezza tutti gli altri come un uomo in mezzo a dei bambini. La libertà significava qualcosa anche per loro dopotutto. I combattenti delle fosse avevano mostrato molto più attaccamento a Hizdar rispetto a Daenerys, ma Selmy era grato di averli a disposizione in quel giorno. Alcuni stavano indossando anche delle armature, osservò. Forse la dipartita di Khrazz per mano sua gli aveva insegnato qualcosa.
I parapetti sulle mura erano pieni di uomini con indosso mantelli ricamati e maschere raffiguranti gli animali più disparati: il Testarasata aveva inviato le sue Belve d'Ottone sulle mura della città per consentire agli Immacolati di combattere nella mischia. Se avessero perso la battaglia, sarebbe toccato a Skahaz e ai suoi uomini di difendere Meeren dagli Yunkai... almeno finché la Regina Daenerys non sarebbe tornata. Sempre se l’avesse mai fatto.
Vicino alle altre porte di ingresso della città si erano ammassate altre forze. Tal Toraq e i suoi Scudi Coraggiosi difendevano la porta est, conosciuta come la porta della collina o la porta di Khyzai sin da quando i viaggiatori diretti a Lhazar prendevano il passo di Khyzai attraverso quella via. Marselen e gli Uomini della Madre si erano posizionati alla porta sud, la Porta Gialla. I Fratelli Liberi e Symon Schiena Striata erano invece schierati alla porta nord davanti al fiume. Avrebbero avuto la via più sicura per uscire dalla città, nessun nemico davanti, a parte poche navi.
Gli Yunkai avevano piazzato due legioni di Ghis a nord, ma si erano accampate oltre lo Skahazadhan, con tutta la larghezza del fiume a frapporsi tra loro e le mura di Meeren. L’accampamento principale delle forze nemiche era ad ovest, tra la città e le calde acque verdi della Baia degli Schiavisti. Due dei trabucchi erano stati spostati in quel punto, uno vicino al fiume, l’altro di fronte alle grandi porte di Meeren, difeso da due dozzine di Saggi Maestri di Yunkai con i loro schiavi soldati. Tra le due grandi armi d’assedio stazionavano altre due legioni di Ghis nei loro accampamenti fortificati. La Compagnia dei Gatti invece stava tra la città e il mare. Il nemico aveva portato anche una compagnia di frombolieri Tolosi, e da qualche parte nell’oscurità della notte c’erano anche trecento balestrieri di Elyria.
Troppi nemici, rimuginò Ser Barristan. Il loro numero è sicuramente un monito contro di noi. Questo attacco andava contro qualsiasi istinto del vecchio cavaliere. Le mura di Meeren erano spesse e robuste. Dentro quelle fortificazioni, i difensori avevano parecchi vantaggi. Tuttavia non aveva altra scelta se non quella di guidare i suoi uomini dritti contro gli schieramenti degli Yunkai, nemici che vantavano una forza molto superiore. Il Toro Bianco l’avrebbe definita pura follia.
Avrebbe anche messo in guardia Barristan dal fidarsi dei mercenari. Questa è la realtà del momento, mia regina, pensò. Il nostro destino è legato all’avidità di un mercenario. La tua città, la tua gente, le nostre vite… il Principe Straccione ci tiene in pugno con le sue mani insanguinate. Anche se la loro più grande speranza si fosse rivelata vana, Selmy sapeva di non avere altra scelta. Avrebbe potuto tenere Meeren per anni contro l’assedio degli Yunkai, ma con la pallida giumenta a briglia sciolta tra le strade della città non sarebbe durato per più di un giorno.
Un improvviso silenzio cadde tra gli uomini radunati nella piazza del mercato mentre l’anziano cavaliere e i suoi tre ragazzi si avvicinavano alla porta. Selmy poteva sentire il mormorio di innumerevoli voci, gli sbuffi dei cavalli, i nitriti, il raschiare degli zoccoli contro i mattoni di pietra, il tenue sferragliare delle spade e degli scudi. Tutti quei suoni sembravano smorzati e distanti. Non era un vero e proprio silenzio, solo una certa quiete, il respiro trattenuto giusto prima dell’urlo. Le torce fumavano e crepitavano, riempiendo l’oscurità con luci smosse arancioni. Migliaia di volti fissavano il vecchio cavaliere mentre faceva voltare il cavallo all’ombra della grande porta con le bande in ferro. Barristan Selmy riusciva a percepire su di sé i loro sguardi. I capitani e i comandanti si mossero in avanti per venirgli incontro. Jokin e il Vedovo per i Corvi della Tempesta, gli anelli di ferro che tintinnavano sotto i loro mantelli sbiaditi; Verme Grigio, Lancia Sicura, e l’Uccisore di Cani per gli Immacolati, nelle loro celate di bronzo appuntite e nelle corazze imbottite; Rommo per i Dothraki; Camarron, Goghor, e Gatto Maculato per i combattenti delle fosse.
“Conoscete tutti il nostro piano d’attacco,” disse il bianco cavaliere, quando i capitani si erano radunati intorno a lui. “Prima li colpiremo in sella ai nostri cavalli, appena le porte si apriranno. Cavalcate veloci, dritti contro gli schiavi soldato. Quando le legioni si saranno schierate, girategli attorno. Colpiteli sul retro o sul fianco, ma non andate incontro alle loro lance. Ricordatevi dei vostri bersagli.”
“I trabucchi,” disse il Vedovo. “Quello che gli Yunkai chiamano la Strega. Prendetelo, abbattetelo, o bruciatelo.”
Jokin annuì. “Frecciate quanti più nobili potete. E bruciate le loro tende, quelle grosse, i padiglioni.”
“Uccidere molti uomini,” disse Rommo. “Non prendere schiavi.”
Ser Barristan si girò sulla sella. “Gatto, Goghor, Camarron, i vostri uomini dovranno seguirci a piedi. Voi siete famosi per essere dei guerrieri spaventosi. Spaventateli. Gridate, urlate. Quando avrete raggiunto le line nemiche, i nostri cavalieri dovrebbero aver spezzato la loro formazione. Seguiteli nella breccia dei loro schieramenti, e compite quanti più massacri potete. Se ne avete occasione, risparmiate gli schiavi, ma uccidete i loro padroni, i nobili e gli ufficiali. Ritiratevi prima di essere circondati.”
Goghor si tirò un pugno sul petto. “Goghor non si ritira. Mai.”
E allora Goghor morirà, pensò il cavaliere, molto presto. Ma questo non era il momento né il luogo adatto per un tale discorso. Lasciò correre, e disse, “Questi attacchi dovrebbero distrarre gli Yunkai quel tanto che basta da permettere a Verme Grigio di uscire dalla porta con gli Immacolati in modo da farli mettere in formazione.” Sapeva che quello era sicuramente il punto cruciale del suo piano. Se i comandanti degli Yunkai avevano abbastanza buonsenso, avrebbero caricato gli Immacolati con i loro cavalli prima di far posizionare i loro ranghi, proprio mentre erano più vulnerabili. Lui e la sua cavalleria avrebbero dovuto prevenire ad ogni costo una rapida reazione del nemico in questo senso, e far guadagnare agli Immacolati il tempo necessario per alzare il loro muro di lance.
“Al suono del mio corno, Verme Grigio avanzerà in linea contro gli schiavisti e i loro soldati. È probabile che una o più legioni di Ghis marcino contro di loro, scudo contro scudo e lancia contro lancia. Quella battaglia la vinceremmo sicuramente.”
“Quest’uomo ha capito” disse Verme Grigio, “sarà come tu dici”.
“Rimanete in ascolto del mio corno” Ser Barristan disse loro, “se sentite suonare la ritirata, ritiratevi. Le nostre mura saranno alle nostre spalle, piene di Bestie di Ottone. I nostri nemici non oseranno avvicinarsi troppo, altrimenti si troveranno a tiro di balestra. Se sentite il suono di attacco, avanzate immediatamente. Raggiungete il mio stemma o quello della regina.” Indicò gli stendardi sulle aste tra le mani di Tumco Lho e Larraq.
Il cavallo del Vedovo si spostò leggermente verso la sua sinistra. “E se non dovessimo sentire nulla, ser cavaliere? Se voi e i vostri giovani ragazzi doveste rimanere uccisi?”
Era una domanda legittima. Ser Barristan intendeva essere il primo a passare attraverso le linee degli Yunkai. Sarebbe potuto essere il primo a morire. Spesso le cose andavano in questo modo. “Se dovessi cadere, il comando sarà tuo. E dopo di te toccherà a Jokin. Poi a Verme Grigio.” Se tutti noi dovessimo essere uccisi, la battaglia sarà persa, avrebbe potuto aggiungere, ma già lo sapevano, e nessuno di loro voleva sentirglielo dire. Mai parlare di sconfitta prima di una battaglia, gli disse una volta il Lord Comandate Hightower, quando il mondo ancora era giovane, gli dei potrebbero stare a sentire.
“E se dovessimo imbatterci nel capitano?” chiese il Vedovo. Daario Naharis. “Dategli una spada e seguitelo.” Sebbene Ser Barristan non avesse molta simpatia e ancor meno fiducia nell’amante della regina, non dubitava certo del suo coraggio, e della sua abilità in battaglia. E se fosse morto eroicamente, allora tanto meglio. “Se non ci sono ulteriori domande, allora tornate dai vostri uomini e recitate una preghiera a qualsiasi dio in cui credete. L’alba giungerà presto.”
“Un’alba rossa,” disse Jokin dei Corvo della Tempesta. Un’alba di drago, pensò Ser Barristan.
Aveva già pronunciato le sue suppliche agli dei, mentre i suoi scudieri lo stavano aiutando ad indossare l’armatura. I suoi dei erano molto distanti attraverso il mare a Westeros, ma se i septon dicevano il vero, i Sette vegliavano sui loro figli ovunque si trovassero. Ser Barristan aveva recitato una preghiera alla Vecchia, implorandola di concedergli un poco della sua saggezza, così da permettergli di guidare i suoi uomini alla vittoria. Al suo vecchio amico Guerriero chiese la forza per affrontare l’imminente battaglia. Alla Madre la misericordia, in caso fosse caduto. S’appellò al Padre per far sì che vegliasse sui suoi ragazzi, questi scudieri addestrati per metà che erano la cosa più simile a dei figli che aveva mai avuto. Infine aveva chinato il capo allo Straniero. “Alla fine arrivi per tutti gli uomini,” aveva sussurrato, “ma se ti compiace, risparmiami oggi, e innalza invece gli spiriti dei nostri nemici.”
Fuori oltre le porte della città, si riusciva a sentire il rumore prodotto dal movimento del lungo braccio di uno dei trabucchi. Cadaveri interi e a pezzi volarono e precipitarono nel buio della notte. Uno di questi finì in mezzo ai combattenti delle fosse, inondandoli di parti di ossa, materia cerebrale e carne marcia. Un altro rimbalzò contro la testa in bronzo del Costruttore di Catene, e carambolò lungo il suo braccio stampandosi al suolo in uno spruzzo ai piedi della statua. Una gamba rigonfia finì in una pozzanghera non più lontana di tre metri da dove si trovava Selmy in sella al cavallo della regina.
"La pallida giumenta," sussurrò Tumco Lho. L'accento della sua voce era forte, i suoi scuri occhi brillavano sulla sua faccia nera. Poi disse qualcosa nella lingua delle Isole del Basilisco che poteva essere una preghiera. Teme più la pallida giumenta che il nemico, realizzò Ser Barristan. I suoi altri ragazzi erano altrettanto spaventati. Potevano essere molto coraggiosi, ma non avevano ancora combattuto in una battaglia.
Fece girare la sua argentea cavalla. "Uomini, radunatevi intorno a me." Quando avvicinarono i loro cavalli, disse, "so cosa state provando. Ho avuto gli stessi vostri sentimenti centinaia di volte. Il vostro respiro si sta facendo sempre più affannoso. Avete la sensazione di avere nel vostro stomaco un nodo a spirale di paura, come un freddo verme nero. Sentite come se aveste necessità di svuotare la vostra vescica, oppure il vostro intestino. La vostra bocca è secca come le sabbie di Dorne. Vi state chiedendo cosa succederebbe se doveste disonorarvi là fuori. Se improvvisamente vi dimenticaste di tutto il vostro addestramento. Bramate di diventare degli eroi, ma nel profondo del vostro io avete paura di scoprirvi dei codardi. Tutti i ragazzi si sentono allo stesso modo nell'apice di una battaglia. Perfino gli adulti temprati dalla guerra, aye. Quei Corvi della Tempesta stanno provando le stesse cose. Anche i Dothraki. Non c'è vergogna nell'avere paura, almeno finché riuscite a domarla. Ai nostri tempi tutti noi abbiamo assaporato il terrore."
"Non sono spaventato." Il tono di voce dell'Agnello Rosso era alto, sembrava stesse urlando. "Se dovessi morire, andrò di fronte al Grande Pastore di Lhazar, gli spezzerei il suo bastone con le ginocchia, e gli direi, 'Perché crei il tuo popolo, quando il mondo è invaso dai lupi?' E poi gli sputerei in un occhio."
Ser Barristan sorrise. "Ben detto... ma fai attenzione a non cercare la morte là fuori, perché di sicuro la troveresti. Lo Straniero arriva per tutti noi, ma non dobbiamo facilitargli il lavoro correndogli incontro. Qualunque cosa ci succeda sul campo di battaglia, ricordatevi, è sempre successo a qualcun altro, magari anche a uomini migliori di voi. Sono un vecchio cavaliere, e ho visto più battaglie commisurate ai vostri anni. Non c'è nulla di più terribile su questa terra, niente di più glorioso, niente di più assurdo. Potreste vomitare. Non sareste certo i primi a farlo. Potreste gettare al suolo la spada, lo scudo, la lancia. Altri hanno fatto lo stesso. Raccogliete le armi e andate avanti a combattere. Potreste cagarvi nei pantaloni. Mi è successo la prima volta. A nessuno importa. Tutti i campi di battaglia puzzano di me**a. Potreste urlare in cerca di vostra madre, pregare dei che pensavate di aver dimenticato, ululare oscenità che non avete mai immaginato di poter anche solo pensare. Tutto questo è già successo. Alcuni uomini muoiono in battaglia. Molti sopravvivono. Est od ovest, in ogni lurida taverna, si trovano vecchi che raccontano delle loro guerre combattute in gioventù. Sono sopravvissuti. E così potreste sopravvivere anche voi. Il nemico che vedrete di fronte a voi è solo un altro uomo, terrorizzato come voi, potete esserne certi. Odiatelo se dovete, amatelo se potete, ma sollevate in ogni caso la vostra spada e uccidetelo, poi cavalcate oltre. Dovete continuare a muovervi. Siamo troppo pochi per sopraffarli. Lo facciamo per mandarli nel caos, per far guadagnare tempo agli Immacolati di sollevare il loro muro di lance, lo facciamo--"
"Ser?" Larraq indicò un punto lontano fuori dalla città con lo stendardo della Guardia Reale, mentre un sordo mormorio si alzò da migliaia di labbra. Dove si estendevano le immense Grandi Piramidi di Meeren che si innalzavano oltre 200 metri in un cielo senza stelle, si accese un fuoco proprio dove un tempo si ergeva l'arpia. Fu come un'improvvisa scintilla che si accese all'apice della piramide, e si spense subito. Per un attimo Ser Barristan temette che fu il vento ad estinguere quella fiamma. Poi si riaccese, e questa volta il fuoco era più intenso, impetuoso, le fiamme danzavano e passavano dal giallo, al rosso, all'arancio, e salivano in alto muovendosi come artigli che fendevano l'oscurità. Lontano ad est, l'alba stava sorgendo dietro le colline. Un migliaio di voci stavano urlando ora. E un altro migliaio di uomini fissavano la piramide, indicando la cima. Si misero gli elmi e sguainarono le loro armi. Ser Barristan udì lo sferragliare delle catene. Era il rumore della saracinesca che si alzava. Poi ci fu il cigolio dei grossi cardini in ferro della porta. Era giunto il momento.
L'Agnello Rosso gli porse il suo elmo alato. Barristan Selmy lo indossò, lo fissò alla gorgiera, poi imbracciò lo scudo facendo passare il braccio nelle cinghie. L'aria aveva stranamente un sapore di dolce. Non c'era nulla come la prospettiva di morire in battaglia che faceva sentire un uomo tanto vivo.
"Che il Guerriero protegga tutti noi," disse ai suoi ragazzi. "Suonate l'attacco."
Ma è un riassunto o un capitolo intero quello pubblicato? Grazie
Mi fa strano che sia stato pubblicato un riassunto...
Nessuno lo sa?
Sono riassunti, c'è anche scritto nel (sotto)titolo.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
E' che mi sembrava strano che in una edizione internazionale di ADWD venisse pubblicato un riassunto di un capitolo di TWOW, anzichè un capitolo intero...
Qui c'è un'analisi completa della Battaglia del Fuoco imminente:
https://warsandpoliticsoficeandfire.wordpress.com/2014/04/08/a-dragon-dawn-a-complete-analysis-of-the-upcoming-battle-of-fire-part-5-the-burning-pyramid/
https://warsandpoliticsoficeandfire.wordpress.com/2014/06/03/a-dragon-dawn-a-complete-analysis-of-the-upcoming-battle-of-fire-conclusion-fire-and-blood/
Punti in cui mi trovo a favore:
- La battaglia sarà un massacro, non credo emergerà un chiaro vincitore. O meglio, vincerà la coalizione di Dany, ma a carissimo prezzo;
- Uno tra Victarion e Barristan muore, forse entrambi. Quest'ultimo potrebbe essere fatto fuori dal Skahaz quando il buon Barry scoprirà che Skahaz ha eliminato gli ostaggi bambini;
- I volantiniani passeranno un brutto quarto d'ora quando gli schiavi a bordo della flotta si ribelleranno, e questo darà luogo a un effetto a catena sull'intera struttura schiavista della zona dal finale imprevedibile.
Punti in cui sono in disaccordo:
- Euron sta seguendo Victarion e si impadronirà dei draghi quando Vic suonerà il corno. Sono in disaccordo per il semplice motivo che SPOILER TWOW
Euron è in viaggio verso Vecchia Città, ed è lì che farà casino
ma questo l'autore dell'analisi, all'epoca, non poteva saperlo.
ho letto le analisi di warsandpoliticsoficeandfire , ci sono molte cose interessanti , per come la vedo io ci saranno due fasi anche qui ( e qui è un peccato perchè vuol dire che c'è ancora un bel pò di Essos da sorbirci )
nella prima fase ci sarà una vittoria dei nostri che poi cercheranno di collaborare , anche se non escludo qualche duello fra Barristan e Jorah , o fra Victarion e Barristan , il primo se Barristan tenta di giudicare e condannare Jorah , il secondo se ci dovesse essere una disputa per il comando ., disputa che ci sarà anche senza duelli ma che vedrà Tyrion emergere dal caos irrazionale di Barristan e Victarion
non escludo draghi liberi che attaccano chiunque impazziti dopo che i tre rematori di Victarion suoneranno il corno
poi arriverà la flotta di Volantis con i rinforzi , molti dei nostri , soprattutto immacolati , moriranno , ma Dany , che nel frattempo sarà divenuta lo stallone che monta il mondo , in teoria basta che la vedano cavalcare il drago , arriverà a salvare la situazione con i dothraki riuniti
Posto che di Dany mi frega poco, quello che mi esalta di più della battaglia di Meereen è il mix letale di epidemia di bloody flux (non ricordo come l'hanno tradotto in italiano), uomini di ferro, draghi selvaggi e incontrollabili, schiavisti violenti e cattivi e antischiavisti ancor più violenti e cattivi. Il risultato sarà una vera carneficina.
Posto una traduzione del riassunto del capitolo Barristan II trovata qui:
CitaIl suo stomaco è attorcigliato dal nervosismo mentre cavalca attraverso i cancelli. Sa che la sensazione svanirà quando il tempo rallenterà nel caos della battaglia. Il cavallo di Dany supera facilmente i suoi uomini e il resto della cavalleria; Barristan ne è felice perché desidera correre più veloce del Vedovo e sferrare il primo colpo. Gli Yunkai sono colti totalmente impreparati e Barristan si avvicina all’Harridan, il più grande dei trabucchi. I Corvi della Tempesta lanciano il grido, “Daario!” e “Corvi della Tempesta, volate!”
Barristan pensa che non metterà mai più in dubbio il valore dei mercenari.
Ci sono solo una trentina di iarde tra la cavalleria e le legioni Yunkai al momento in cui la difesa viene allestita. L’aria si riempie di le frecce. Un scudiero dei Corvi della Tempesta viene ucciso, e un proiettile perfora lo scudo di Barristan. Ci sono tre squilli di corno e i Combattenti delle Fosse escono dal cancello dietro di loro.
Barristan getta uno sguardo indietro per vedere i Combattenti delle Fosse. Ce ne sono circa duecento, ma fanno rumore per duemila. Una donna risalta tra tutti, con indosso nient’altro che schineri, sandali, una gonna di cotta di maglia, e un pitone. Barristan è un po’ scioccato e, osservando i suoi seni rimbalzare, pensa che quello sarà di certo il suo ultimo giorno. I Combattenti delle Fosse lanciano per lo più il grido “Loraq!” e “Hizdar!”, ma alcuni invocano “Danaerys!” Larraq viene colpito al petto da una freccia, spostando l’attenzione di Barristan più avanti, ma lo scudiero tiene alte le insegne e le fa sventolare.
Barristan ha raggiunto l’Harridan, ma una legione forte di seimila Ghiscardiani è schierata a difesa dell’enorme trabucco. Sono su sette ranghi – il primo è in ginocchio e tiene le lance puntate all’infuori e in alto, il secondo è in piedi e tiene le lance all’altezza della vita, e il terzo le punta da sopra le spalle. Gli altri sono armati di piccoli giavellotti e sono pronti a farsi avanti quando i loro compagni saranno caduti.
Barristan sa che la catena di un Maestro è forte come il suo anello più debole, e identifica le compagnie dei signori Yunkai come i più deboli dei suoi immediati nemici, di sicuro più deboli delle legioni di schiavi. In particolare, Barristan punta Piccolo Piccione ed i suoi Aironi. Gli schiavi scelti per essere Aironi erano spaventosamente alti già senza bisogno di trampoli, e indossavano corazze a squame rosa, piume e becchi d’acciaio. Ma Barristan capisce che saranno accecati dall’alba che sta sorgendo sulla città, e probabilmente romperanno i ranghi con facilità, perciò si allontana dalla legione a guardia della catapulta all’ultimo minuto e punta verso gli Aironi.
Taglia la testa di uno degli Aironi e i suoi ragazzi si gettano nella mischia. La cavalla di Dany spinge un Airone contro altri tre e tutti cadono a terra. In un attimo, gli Aironi sono in rotta e fuggono, a cominciare da Piccolo Piccione in persona. Purtroppo per lui, Piccolo Piccione inciampa sugli orli della sua armatura d’uccello e viene preso da Agnello Rosso. Piccolo Piccione implora pietà, dicendogli che otterrà un ricco riscatto. Agnello Rosso dice solo: “Sono venuto per il sangue, non per l’oro”, e colpisce Piccolo Piccione alla testa con la sua mazza, schizzando di sangue Barristan e la cavalla d’argento di Dany.
Gli Immacolati cominciano a marciare attraverso i cancelli, e Barristan vede che gli Yunkai hanno perso la loro occasione per lanciare un contrattacco efficace. Mentre osserva la maggior parte delle legioni di schiavi venir massacrate, per lo più quelle i cui membri erano incatenati insieme e non potevano ritirarsi, si chiede dove siano finite le compagnie mercenarie come quella di quei traditori dei Secondi Figli. Gli Immacolati terminano di allinearsi fuori dai cancelli, impassibili anche quando uno di loro numero cade con un dardo di balestra attraverso il collo.
Tumco richiama l’attenzione di Barristan sulla baia, chiedendo “Perché ci sono così tante navi?” Barristan ricorda che il giorno prima ce n’erano una ventina, ma ora sono tre volte tanto. Il suo cuore sprofonda quando pensa che devono essere arrivate le navi da Volantis, ma poi vede che alcune delle navi si scontrano.
Chiede a Tumco, i cui giovani occhi possono vedere più chiaramente, di osservare le bandiere. Tumco dice “Calamari, grandi calamari. Come quelli delle Isole del Basilisco, che a volte trascinano intere navi verso il fondo “. Barristan risponde: “Da dove vengo io, noi li chiamiamo Kraken”.
Rendendosi conto che i Greyjoy sono arrivati, il suo primo pensiero è “Balon si è alleato con Joffrey, o gli Stark?” Ma si ricorda che ha sentito dire che Balon è morto, e si chiede se questo abbia qualcosa a che fare con il figlio di Balon, il ragazzo che era sotto la custodia degli Stark. Vede che gli Uomini di Ferro si dirigono verso riva combattendo gli Yunkai, e dice, sorpreso, “Sono dalla nostra parte!” I mercenari non erano venuti a contrastare la sua carica perché già occupati con gli Uomini di Ferro!
Barristan è quasi allegro. “Siamo come Baelor Lancia Spezzata e il Principe Maekar, l’incudine e il martello. Sono nostri! Sono nostri!”