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Violenza sulle Donne
di Lady Monica
creato il 29 ottobre 2012

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Lady Monica
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Lady Monica
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Guardiani della Notte

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Inviato il 29 ottobre 2012 23:41 Autore

Questo che vi posto di seguito è un piccolo articolo che ho scritto per una Fanzine on line dei 30 Seconds to Mars.

E' su un argomento che mi sta molto a cuore e dal quale ho iniziato a lavorare come volontaria per uno dei centri Donna della mia zona.

 

 

La violenza contro le

donne è una violenza

riconosciuta dalla

comunità internazionale

come una violazione dei

diritti umani. A leggerla

così parrebbe una cosa

ovvia, normale.

Qualsiasi violenza è da

condannare a livello internazionale.

Eppure i numeri sbugiardano: secondo i dati

di ricerca, la violenza sulle donne nella sola

Italia si attesta tra il 20 e il 30% della

popolazione e la violenza avviene per la

maggior parte del proprio partner o expartner.

Secondo un’indagine dell’Istat il

4,8% delle donne ha subito stupri o tentati

stupri. La percentuale sembra bassa, ma il

numero equivale a circa un milione di donne.

E ricordiamo che fino a giugno, secondo la

Casa Internazionale delle Donne, il numero

delle vittime di omicidio in Italia, è salito a

73.

Sono numeri che a pensarci fanno girare la

testa, solo che la maggior parte di essi sono

silenti. Arrivano ai media solo i casi che fanno

scalpore, come il brutale omicidio di Trapani,

eppure la violenza sulle donne è endemica,

permeata in tutti gli strati sociali. La violenza

non è un sinonimo di ignoranza, è solo

sinonimo di potere. L’intento dell’uomo è

quello di prevalere sulla donna e per questa

ragione usa la violenza, che può iniziare da

umiliazioni verbali, per poi arrivare a violenze

fisiche e sessuali.

Ciò che rende questi numeri così sconvolgenti

è la quasi totale mancanza di denuncia da

parte delle vittime. Una donna che subisce

maltrattamenti da anni è convinta di

meritarseli e che siano una pratica normale

all’interno della propria vita. Questo perché il

carnefice fa di tutto per sottometterla e

umilarla. La priva della propria autostima,

della sicurezza, ne attacca la propria l’identità.

Vengono attaccate sulla propria indipendenza

e quindi possono arrivare a farle licenziare,

oppure toglierle la gestione del proprio

stipendio o della gestione familiare. Tutti i tipi

di violenza domestica esercitata (psicologica,

fisica, economica e sessuale) hanno come

scopo ultimo quello di modificare i

comportamenti delle proprie compagne in

relazione ai bisogni degli aggressori.

Questa pianificazione della vita coniugale fa

capire, oltretutto, che gli aggressori non sono

in preda ad una follia momentanea, ma sono

lucidi sempre, sono, come direbbe qualcuno,

normali, non afflitti da psicopatologie (solo il

10% dei maltrattattori presentano problemi

psichiatrici).

Secondo il rapporto presentato a Ginevra

da Rashida Manjoo, Special Rapporteur

dell’Onu, dopo la sua visita in Italia a

gennaio, “la legislazione italiana è buona, ma

non ha portato alla diminuzione dei

femminicidi o dei reati di violenza domestica.

La violenza è un problema culturale: la

maggior parte dei casi non viene denunciato

perché viene vissuto in un contesto

maschilista in cui la violenza domestica non è

percepita come un crimine e in cui le vittime

sono economicamente dipendenti dai

responsabili della violenza stessa”

(http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/

HRCouncil/RegularSession/Session20/AHRC-

20-16-Add2_en.pdf).

Ma nonostante il quadro sia disarmante, c’è

spazio per la speranza. Il primo passo è quello

di denunciare la violenza. In Italia sono

presenti sul territorio le Case delle Donne,

centri di aiuto interamente gestiti da personale

feminile, luoghi in cui le donne possono

confrontarsi con il problema della violenza ed

essere ascoltate e sostenute.

Se si conoscono delle donne che subiscono

violenza, si deve cercare di aiutarle, ma con

delicatezza. Ovviamente se si vuole bene ad

una persona si vorrebbe poter fare tutto e

subito, ma il sostegno deve avvenire in

relazione ai suoi tempi, alle sue necessità.

Bisogna essere sempre disponibili ad

ascoltare senza pregiudizi e senza dettare

condizioni nell’aiuto, aiutatela a non

colpevolizzarsi o a minimizzare la violenza,

dedicarle il proprio tempo, e soprattutto

aiutarla nella ricerca di centri antiviolenza e

magari accompagnarla se ve lo richiede.

http://www.casadonne.it/cms/index.php?optio

n=com_frontpage&Itemid=1

 

 

 

 

 

L'articolo era di Giugno: adesso, 29 ottobre, siamo arrivati al numero allucinante di 101 donne uccise da ex, da mariti, amanti...

 

Ho aperto questo topic perchè sono curiosa di parlarne con gente adulta e in questa sezione le discussioni, anche se parecchio calde forti, sono sempre interessanti.

 

Spero di non aver sbagliato qualcosa, al massimo i MOD chiudano.


È Frittella il nostro Re

Fa i pasticci, fa i bignè 

Io ne mangio pure tre

È Frittella il nostro Re!!! 

 

 

You're mine. Mine, as I'm yours. And if we die, we die. All men must die, Jon Snow. But first we'll live.

 

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La cosa bella di essere guardiani? l'affetto con cui veniamo ripagati, ma anche il rispetto, la riconoscenza. E' un impegno che dà molto onore e tanta gloria (Cit @Maya )

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GIL GALAD
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GIL GALAD
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Inviato il 30 ottobre 2012 17:48

Io penso che con una donna ci si può discutere e litigare (sempre con un certo garbo) e non essere d'accordo ma vanno rispettate al 100%. Loro sono migliori di noi maschietti, sono più forti più intelligenti conoscere il loro mondo e farne parte è qualcosa di straordinario, sono più dell'altra metà del genere umano. Gli uomini che le fanno oggetto di qualsiasi forma di violenza non sono uomini ma una forma di sottosviluppati (e purtroppo fin troppo spesso dei criminali) esseri antropologicamente arretrati e mentalmente deviati.


Gil Galad - Stella di radianza





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Cpt. Samuel Vimes
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Cpt. Samuel Vimes
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Inviato il 30 ottobre 2012 20:33

Procedo in modo schematico su alcuni dettagli.

 

Sono numeri che a pensarci fanno girare la

testa, solo che la maggior parte di essi sono

silenti.

Paurosamente vero per quanto riguarda la violenza da parte di partner, di ex-partner o di persone che comunque hanno uno status sociale più elevato rispetto alla vittima. Molto meno vero rispetto alle vittime di omicidi. L'omicidio é uno dei reati le cui statistiche sono più affidabili (chi, di norma, non denuncia un omicidio?).

 

L’intento dell’uomo è

quello di prevalere sulla donna e per questa

ragione usa la violenza, che può iniziare da

umiliazioni verbali, per poi arrivare a violenze

fisiche e sessuali.

Ciò che rende questi numeri così sconvolgenti

è la quasi totale mancanza di denuncia da

parte delle vittime. Una donna che subisce

maltrattamenti da anni è convinta di

meritarseli e che siano una pratica normale

all’interno della propria vita. Questo perché il

carnefice fa di tutto per sottometterla e

umilarla. La priva della propria autostima,

della sicurezza, ne attacca la propria l’identità.

Questo punto é molto interessante e centrale. Il danno più grave non é l'atto violento in sé quanto più la perdita di autostima che si crea nella vittima la quale instaura un legame di dipendenza con il partner maltrattante. É un circolo vizioso in tutto e per tutto simile a quello che si trova in una dipendenza da sostanza: più la donna perde autostima più pensa di aver bisogno dell'altro arrivando a credere di meritare i maltrattamenti e così via.

Senza contare gli effetti devastanti che una perdita di autostima può avere sulla vita di un individuo.

Non per niente si sta cominciando a parlare di "Dipendenza affettiva" in cui spesso queste dinamiche saltano fuori...

 

La violenza è un problema culturale: la

maggior parte dei casi non viene denunciato

perché viene vissuto in un contesto

maschilista in cui la violenza domestica non è

percepita come un crimine e in cui le vittime

sono economicamente dipendenti dai

responsabili della violenza stessa”

Qui occorre precisare: la violenza sulle donne é un problema della cultura umana in generale. Le statstiche dicono che la violenza sulle donne é diffusa in quasi tutte le culture del mondo: dagli europei agli Yanomamo del Venezuela. E' triste ma pare sia così. Questo chiaramente non giustifica il comportamento riprovevole ma può indirizzare sul tipo di percorso da seguire per riuscire ad arginare il fenomeno (e molto é stato fatto negli ultimi 40 anni).

Sul fatto di essere economicamente dipendenti penso che sia vero solo fino a un certo punto e da solo non basta a spiegare il perché non si denunci l'abuso. Credo che la dipendenza sia soprattutto di tipo emotivo-affettivo, é lì che c'é l'inghippo.

 

Detto questo ti faccio i complimenti per l'articolo e per il tuo impegno nell'aiutare gli altri (cosa che non é mai facile...)



Lady Monica
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Guardiani della Notte
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Guardiani della Notte

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Inviato il 31 ottobre 2012 10:22 Autore

Grazie.

Da quando sono dentro a queste problematiche, mi rendo conto che le cose sono enormi, che i numeri fanno spavento. più vai avanti e più ti viene voglia di dire basta, fate qualcosa. E' difficile perchè sono le persone stesse a dover decidere di staccarsi da questo processo distruttivo.


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Eddard Seaworth
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Inviato il 31 ottobre 2012 10:52

Conta anche il fatto che siamo in un paese dove la superam corte di cassazione ha stabilito che "non è violenza quella necessaria a vincere la naturale ritrosia femminile" - d'accordo, l'argomento specifico in questione era lo stupro, ma giuro che quando lo lessi mi si rizzarono i capelli in testa.

Siamo sempre nello stesso paese della sentenza che nega lo stupro se lei indossa i jeans. In quello dove non è reato insultare una sordomuta (ok, contesto più ampio perché l'argomentazione è valida anche al maschile) perché "non essendo in condizioni di sentire gli insulti non può esserne lesa" (!!!); in quello in cui la difesa di uno stupratore che violentava un'handicappata era che essendo la vittima deficente (nel senso di handicap psichico) "non poteva rendersi conto di venire stuprata) (!!!)

E sono solo alcuni esempi che fanno invocare la castrazione lenta per i colpevoli....


L
Lady Lyanna
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Lady Lyanna
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L

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Inviato il 31 ottobre 2012 13:34

Premetto che non ho letto ancora il tuo articolo perchè sono in ufficio.

E' vero come avete detto che la violenza sulle donne è un fattore comune a tutti i popoli però in Italia c'è un forte substrato di "maschilismo" innegabile. A inizio 2012 sono usciti i risultati di un rapporto ONU sulla violenza sulle donne in Italia dove hanno dichiarato che "Il femminicidio è crimine di Stato tollerato dalle istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne che vivono diverse forme di discriminazione e violenza". Continuano "Gli stereotipi di genere, che predeterminano i ruoli degli uomini e delle donne nella società, sono profondamente radicati. Le donne portano un pesante fardello in termini di cura della casa, mentre il contributo degli uomini è tra i più bassi nel mondo”. Ma non solo: “Per quanto riguarda la loro rappresentanza nei media, nel 2006, il 53% delle donne che sono apparse in televisione non ha parlato, mentre il 46% è stato associato a temi quali il sesso, la moda e la bellezza”. Solo il 2% ha avuto dello spazio relativamente ai propri impegni sociali e professionali."

Penso che siano dati innegabili anche se il negazionismo è molto praticato dalle nostre parti. Basti vedere l'articolo uscito su una costola de Il Fatto Quotidiano, subito dopo l'uccisione della ragazza palermitana, http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/24/femminicidio-ma-siamo-sicuri/390514/, dove l'autore conclude con un "Dunque di quale femminicidio stiamo parlando? Di quale sopraffazione stiamo discutendo? Di quale disparità stiamo ciarlando? Di quale emergenza si ciancia? Una tale campagna di disinformazione determina comportamenti e condotte sessiste ovvero risposte sproporzionate, irragionevoli, non meditate, infondate". Forse al soggetto sfugge che la questione che ci si pone non è tanto su quante donne vengano uccise ma sul movente "passionale" per cui vengono uccise da uomini che vengono sempre descritti come "l'ex fidanzato lasciato, il marito geloso, l'amante deluso" come se la colpa debba per forza essere della donna che si è permessa di lasciarli, deluderli o farli ingelosire.

Vuoi per motivi culturali, religiosi, sociali ma in Italia per decenni e decenni si è detto "la donna sta in casa ad allevare i figli e il marito va a lavorare e comanda in casa". E' un dato di fatto e anche se abolito negli anni '80 molti giudici fanno ancora fatica a vedere l'aggravante nel delitto d'onore piuttosto che l'attenuante.

Tra l'altro tutte le battaglie, per me giustissime e sacrosante, che fanno i padri divorziati sugli alimenti che danno alle mogli per mantenerle piuttosto che sull'affidamento dei figli, a mio avviso sono tutte dirette conseguenze di questo atteggiamento maschilista. Ammettere che un figlio non debba essere affidato alla madre o che la donna divorziata debba lavorare per mantenersi e non ricevere gli alimenti, vuol dire ammettere che non è solo la madre che deve ricoprire il ruolo di "allevatrice" e che la donna debba lavorare e autosostenersi e non fare la brava massaia andando contro a tutto quello che da decenni in Italia si professa.

Un'aspetto poi che mi ha fatto molto riflettere è che in uno dei tanti programmi che andarono in onda nel periodo dell'8 marzo proprio in merito alla violenza sulle donne, una psicologa disse che un grandissimo lavoro lo possiamo fare noi stesse. E' molto frequente che questi uomini siano persone che hanno avuto madri che nel ruolo di suocere hanno spesso denigrato la propria nuora criticandola e facendo notare al figlio quanto fosse "imperfetta" dandogli in questo modo una sorta di "alibi" alla violenza perchè "lei se lo merita".


Lady delle Gocciole Extra Dark


We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.

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Inviato il 31 ottobre 2012 13:36
http://www.noino.org/


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Inviato il 31 ottobre 2012 16:05 Autore

Quoterei ogni parola scritta da Lady Lyanna.Del resto a pari opportunità stiamo scivolando sempre più indietro e sono dati che non mi invento io:

http://www.rassegna.it/articoli/2012/10/24/93362/pari-opportunita-litalia-peggio-del-kenya

 

Calimero grazie del link ;)


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Guardiani della Notte

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Inviato il 01 novembre 2012 11:02 Autore

Poi scrivono articoli del genere e ti cadono tutte le braccia

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/31/maschilismo-femminismo-ultima-riflessione/397962/


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Inviato il 01 novembre 2012 12:30

Poi scrivono articoli del genere e ti cadono tutte le braccia

 

http://www.ilfattoqu...essione/397962/

 

Ho letto quest'articolo e quello precedente scritto dall'autore sull'argomento e non mi sembra che quello che viene scritto sia del tutto campato per aria. Vengono citati dei dati e quelli riguardanti la percentuale di uomini/donne uccisi/e sul totale degli omicidi non mi sembrano trascurabili e credano vadano tenuti in conto; altrimenti viene un po' il sospetto che si citino soltanto i dati buoni per giustificare la propria tesi. Per esempio mi sapete dire per quale motivo in Italia le vittime di omicidio femminili siano nettamente più basse di quelle maschili, rispetto a Paesi come la Germania o la Svizzera?

 

Questo non significa negare che esista un problema e che la condizione femminile in Italia sia ottimale, ma le cose vanno valutate in modo un po' più completo. Gli omicidi sono una cosa, la condizione lavorativa è un'altra cosa e i rapporti sociali sono un'altra cosa ancora: certo non nego che un fenomeno può essere intrecciato ad un altro, ma l'automatismo non scatta per forza sempre e comunque.

 

Riguardo alla questione maschilismo/femminismo, davvero non vi è mai capitato di trovare maschi totalmente succubi della donna? E' una constatazione abbastanza generica, ma a me pare che da un punto di vista sociale casi come questi siano di molto superiori al passato e, soprattutto nelle nuove generazioni, non mi sembra raro che nella coppia sia la donna quella dominante. Dopotutto difficilmente interventi di questo tipo....

 

Loro sono migliori di noi maschietti, sono più forti più intelligenti conoscere il loro mondo e farne parte è qualcosa di straordinario, sono più dell'altra metà del genere umano.

si può classificare come "maschilismo". Ecco a me sembra che in certi casi il pensiero "femminista" tenda a spingere l'uomo verso sentimenti di questo tipo, a sentirsi inferiore alla donna e che questa inferiorità sia "giusta". Per questo secondo me le due correnti "femminismo" e "maschilismo" sono al giorno d'oggi. abbastanza assimilabili. Mi sembra infatti che ci sia di fondo l'idea che l'uomo debba sentirsi necessariamente in colpa nei confronti della donna, come se, da un lato le colpe di qualsiasi uomo violento ricadessero sull'intero genere maschile, dall'altro come se i millenni di ingiusta subordinazione della donna giustificassero una rivalsa rivolta anche qui all'intero sesso opposto.


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

M
Metamorfo
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10204 messaggi
Metamorfo
Confratello

M

Utente
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Inviato il 01 novembre 2012 14:18

Ci sarebbe molto da dire sulla questione del maschilismo e affini, ma temo qui sia OT.

Apro una discussione nuova.



Lady Monica
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Lady Monica
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Inviato il 01 novembre 2012 15:43 Autore

Al di la della questione Maschilismo/Femminismo di cui si parla nell'altro Tread, ci sono cose in questi articoli e, peggio, nei commenti di questi articoli che mi lasciano basita.

Mi sembra che oltre al voler far passare che il femminicidio non esiste, sia la donna ad andare a cercarselo. Molto spesso leggendo articoli o ascoltando servizi, pare che vengano biasimati gli uomini per i loro comportamenti, ma anche giustificati, come se le violenze che vengono fatte siano una logica conseguenza di come le donne si comportano.

 

La violenza non è una risposta. La violenza non deve essere mai giustificata.


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Eddard Seaworth
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Inviato il 01 novembre 2012 17:14

La violenza non è una risposta. La violenza non deve essere mai giustificata.

Sì e no. C'è una violenza riconosciuta per "legittima difesa": se vieni aggredita/o e ti difendi, e la tua difesa porta a danni pesanti per l'aggressore non ti si può accusare di violenza gratuita.

Ma a parte questo non ci dovrebbe essere bisogno di una risposta. Sarebbe necessario che le cose non arrivassero mai a quel punto, che le situazioni pericolose venissero fatte morire sul nascere - e qui ci sta sia il discorso delle donne che attendono troppo tempo a denunciare certe situazioni (per paura? per abitudine? perché non sann come fare? per altra ragione?) sia le autorità demandate ad intervenire che si muovo coi tempi loro e con le modalità prescritte, spesso troppo machinose e lente.

Un esempio: su un giornale di mia moglie si parla di una ragzzina 15enne impiccatasi perché un cyber-bullo, dopo averla convitna a spogliarsi in web cam, ha postato le sue foto su facebook, su altri siti, le ha mandateai suoi compagni di classe e via dicendo. Dopo la morte di lei le autorità si sono mosse ed un gruppo di "pirati informatici" sta cercando di identificare il tipo. Scusa??? Siamo di fronte ad una situazione assurda, dove una sola parola di chiunque (la ragazza, un suo compagno..) avrebbe dovuto far scattare in piedi la polizia, attivare il servizio specifico, identificare il tipo, prenderlo e chiudergli account e pc definitivamente, e comminargli una punizione da fargliela ricordare per sempre, ed invece non sono capaci neppure di trovarlo...

A parte questo, ho letto l'articolo che hai postato e...ora mi prenderò una fracca di parole...mi sento di concordare. C'è il pericolo che questa tragedia di violenza venga effettivamente strumentalizzata da fanatici che anziché cercare un equilibrio nella situazione che prevenga i crimini violenti (e qui posso pensare al rispetto insegnato fin da piccoli, al concetto che pur essendo diversi uomini e donne hanno gli stessi diritti e doveri...)cerchi di rovesciarla completamente. E non è qualcosa che faccia bene...



Lady Monica
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