***************ATTENZIONE!!!!*************
Carissimi Tolkieniani preparatevi a leggere qualcosa di straordinario.....
Prima, però, una premessa: è consigliabile aver letto prima il Silmarillion per poter procedere alla lettura del seguente brano.
Infatti esso appartiene al X Volume della HOM. Tale brano consiste in una versione successiva e ampliata rispetto a quella contenuta nel Silmarillion e cosa forse piu' importante è di lettura molto piu' scorrevole.
Come alcuni di voi sapranno la versione del Silmarillion che conosciamo è solo un'opera di sintesi data alle stampe dopo la morte di Tolkien dal figlio Cristhoper, ma in realtà le vicende narrate nel Silmarillion hanno uno sviluppo molto piu' lungo e completo e direi esauriente. Tali sviluppi sono contenuti nei 12 Volumi della HOM e nei Racconti Incompiuti. Purtroppo il Maestro avrebbe dovuto vivere ancora qualche anno e forse avremo avuto il piacere di leggere il "vero" Silmarillion e non l'opera di collage pubblicata dal figlio. Probabilmente Tolkien avrebbe voluto che il Silmarillion arrivasse a costituire un'opera della stessa mole del SDA, ma per tutta la sua vita non riuscì a realizzare questo suo sogno... sia per una sua cronica lentezza nello scrivere tale opera, sia per l'ostilità e i ritardi degli Editori. E' opportuno rammentare che non è il SDA l'opera a cui il Prof. ha dedicato la sua intera esistenza e a cui era più legato, ma bensì il Silmarillion o come si chiamava in origine ai Racconti perduti. Nel luogo dove riposa Tolkien con la moglie Edith non a caso sulla lapide accanto ai loro nomi sono incisi quelli di Beren e Luthìen. Dopo questa premessa, di cui scuserete la lunghezza vi invito a leggere L'OSCURAMENTO DI VALINOR tratto dal LATER QUENTA SILMARILLION (badate non dal QUENTA SILMARILLION).
L'OSCURAMENTO DI VALINOR
$55 Accadde che i Valar erano seduti innanzi ai cancelli
di Valmar, temendo l’avanzata delle ombre, quando giunsero
i messaggeri di Finwe. Subito Orome e Tulkas
balzarono in piedi, ma proprio mentre stavano partendo, altri messaggeri
giunsero con notizie da Eldanor. Melkor era fuggito attraverso il
Kalakiryan, gli Elfi lo avevano veduto dalla collina di Tuna
passare come una nube di tempesta. “Dunque”, dissero, “egli si è rivolto
a nord, e i nostri congiunti ad Alqualonde riferiscono che la sua
Ombra è passata oltre il loro porto diretta verso Araman”.
In questo modo Melkor fuggì da Valinor, e per un certo periodo
i Due Alberi scintillarono di nuovo senza oscuramento, e la terra fu riempita
di luce; eppure, come una nube lontana che si profila alta, portata
lentamente da un vento gelido, ora un dubbio inquinava la gioia degli abitanti
di Aman, che temevano di non conoscere quale male ne sarebbe potuto giungere.
$55a) Quando Manwe udì la strada che Melkor aveva preso,
gli sembrò chiaro che egli volesse rifugiarsi nelle sue antiche
roccaforti nel nord della Terra di Mezzo, poiché questo era davvero
il percorsi più probabile. Sebbene avessero poca speranza,
Orome e Tulkas, insieme a molti del loro popolo, partirono rapidamente
verso nord, cercando di raggiungerlo; ma non
trovarono tracce o notizie di lui oltre le rive
dei Teleri, e nelle lande disabitate che confinavano con i Ghiacci
non ricevettero notizie nemmeno dagli uccelli. Per questo
ritornarono, ma raddoppiarono la guardia lungo tutto
il confine settentrionale di Aman.
$55b) E questo in effetti Melkor si era aspettato; ma egli aveva
altre cose da fare prima di ritornare nella Terra di Mezzo, e prima
che l’inseguimento cominciasse, prima persino che i messaggeri giungessero a Valmar,
egli si era voltato indietro e con gran segretezza si era diretto a Sud.
Perché Melkor era sempre uno dei Valar, e poteva sempre
(anche se con gran dolore) mutare la sua forma, o andare in giro spogliato,
come i suoi fratelli; anche se quel potere lo avrebbe presto perduto per sempre.
$55c) In questo modo egli giunse non visto infine alla regione che un tempo
era chiamata Avathar,* alle pendici orientali dei Pelori;
era diventata questa una terra stretta, consumata dal mare, e
a lungo dimenticata. Lì le ombre erano le più scure e fitte del mondo
Ad Avathar, nascosta e sconosciuta a tutti fuori che a Melkor,
dimorava Ungoliante, ed essa aveva preso la forma di un ragno,
e tesseva reti oscure. Non si conosce da dove lei fosse venuta,
ma tra gli Eldar si dice che in una età passata essa fosse
discesa dalle tenebre che circondano Arda, quando Melkor
guardò per la prima volta con invidia il regno di Manwe.
Ma essa aveva rinnegato il proprio Padrone, desiderando essere
padrona della propria bramosia, tenendo tutte le cose per saziare
il vuoto in lei. A Sud era fuggita, sfuggendo agli attacchi
Dei Valar e ai cacciatori di Orome, poiché la loro vigilanza
era stata sempre rivolta a nord, mentre il sud era da lungo tempo
negletto. Da lì aveva strisciato verso la luce del Reame Beato,
poiché aveva brama della luce e la odiava allo stesso tempo.
$55d) Viveva in una forra tessendo le sue nere reti
nei crepacci dei monti. Inghiottiva la luce la tesseva
in scure reti tenebra. Ma ora era ridotta alla fame e in preda
al tormento; poiché ogni cosa vivente la sfuggiva
e le sue stesse reti precludevano ogni luce alla sua dimora,
sia dalle brecce delle mura di Aman, che dal cielo sopra di lei.
Eppure non aveva più né la forza né la volontà di partire da
quel luogo.
$56 Poi Melkor la cercò, e assunse nuovamente la forma
che aveva indossato come tiranno di Utumno: un Oscuro Signore,
alto e terribile. In quella forma poi rimase per sempre.
E quando Ungoliante lo vide arrivare ebbe paura, conoscendo il suo odio
per quelli che tentavano di sfuggirgli. Essa si ritirò
nel profondo della sua tana, tentando di nascondersi in nuove ombre;
ma l’oscurità che riuscì a tessere essendo così affamata non le servì da difesa
agli occhi di Melkor, Signore di Utumno e Angband.
$56a) “Vieni fuori!” disse egli. “Tre volte sciocca: prima per avermi lasciato,
poi per aver languito qui, quando un banchetto inaudito è a portata di mano, e infine per
sfuggirmi, il Datore dei Doni, la tua sola speranza! Vieni avanti e guarda!
Ti ho portato un anticipo promessa di grandi beni!”
(* [nota al testo] Le ombre (in antico Quenya).)
Ma Ungoliante non rispose, e si ritirò ancora più
nella tana. Allora Melkor si adirò, perché aveva fretta,
E aveva calcolato con precisione i suoi tempi. “Vieni fuori!”, gridò.
”Ho bisogno di te, e non sarò deluso. Se non mi servirai
Ti seppellirò qui sotto la nera roccia finché perirai!”
Poi improvvisamente sollevò tra le mani due gemme scintillanti.
Erano verdi, e in quel posto senza luce riflettevano la luce maligna dei suoi occhi,
come se qualche bestia affamate fosse venuta lì a cacciare. Così il grande Ladro
tese la sua trappola per il ladro minore.
$56b) Lentamente Ungoliante si fece avanti; ma mentre lei si avvicinava
Melkor tirava indietro la sua esca. “No, no”, disse lui. “Non ti porto
questi tesori elfici per amore o per pietà; devono servire a rinforzarti
qualora tu decida di obbedirmi".
"Quali sono i tuoi comandi, padrone?” disse lei, e i suoi occhi scintillarono vedendo le gemme.
$56c) E là nelle scure ombre, nascosti persino alla vista di
Manwe nelle sue aule altissime, Melkor e Ungoliante complottarono la sua vendetta.
Ma quando Ungoliante comprese il suo proposito, fu divisa tra
un grande desiderio e una grande paura. Non osava
sfidare i pericoli di Aman, o il potere dei Grandi Signori, senza
una grande ricompensa; temeva infatti gli occhi di Manwe e di Varda
maggiormente che l’ira di Melkor. Per questo Melkor le disse:
”Fa’ come ti dico, e se quando ci rincontreremo avrai ancora fame
allora giuro, ti darò qualunque cosa nella tua fame tu brami.
Sì, con entrambe le mani!” Fece questo voto a cuor leggero (come sempre faceva)
senza pensare a come lo avrebbe mantenuto, e rise nel suo cuore;
perché se lei avesse raggiunto il suo scopo, non pensava che avrebbe
avuto bisogno di ripagarla, né lei né alcun altro in Arda, grande o piccolo.
$56d) “Vieni, dunque!”, disse. “Ecco l’anticipo!” E le consegnò
le gemme, non solo quelle due, ma molte altre che aveva rubato a Valinor.
Poi rapidamente Ungoliante cominciò a crescere e a riacquistare le forze.
Tessé attorno a sè un manto di tenebra:
una tenebra che divorava la luce, in cui le cose sembravano scomparire, e che lo sguardo
non poteva penetrare poiché era vuoto. Poi lentamente tessè le sue tele;
filo dopo filo, da roccia a roccia, da pinnacolo a pinnacolo, sempre più in alto,
strisciando e arrampicandosi, finché alla fine non raggiunse la cima del monte Hyarmentir,
la più alta montagna in quella regione del mondo, a sud del grande Taniquetil.
Qui i Valar non erano vigilanti;
infatti a ovest dei Pelori si stendeva una terra desolata nel crepuscolo,
fino al nord, dove si giungeva alle alte barriere delle
foreste di Orome; e ad est vi erano le montagne e la
dimenticata Avathar, solitaria sulle scure acque del mare
senza sentieri.
$57 Ma ora sulla cima del monte la nera Ungoliante giaceva.
Per un po’ rimase a riposare, e vide con gli occhi stanchi
lo scintillio delle stelle nella volta di Varda e la radianza
di Valmar in lontananza. Lentamente i suoi occhi si risvegliarono
e la sua fame aumentò, fino a soverchiare la sua paura. Silenziosamente
iniziò a introdursi nel Reame Beato.
$57a) Melkor rimaneva nelle tenebre, tormentandosi
tra il dubbio e la speranza; ma poi si alzò in piedi,
ponderando le sue scelte, per quanto glielo consentisse la sua fretta.
Si volse e scese verso la riva. Poi maledisse il Mare, dicendo:
”Fango di Ulmo”! Io ti conquisterò, ti ridurrò a una melma
maleodorante. Sì, presto Ulmo e Osse appassiranno
e Uinen striscerà come un verme ai miei piedi!”
Poi lasciò Avathar e se ne andò a compiere il suo volere.
$58 [vedi AAm $$109 - 10] Ora era tempo di festeggiamenti, come
Melkor ben sapeva. Ad Aman le stagioni e i climi dipendevano dal volere
Dei Valar, e non esisteva l’inverno crudele; ma tuttavia
ai Valar piaceva vestirsi nelle forme dei Figli di Iluvatar,* per poter mangiare
E bere, e raccogliere i frutti di Yavanna, e condividere la bellezza
della terra che avevano creato sotto la guida di Eru.
Perciò Yavanna fissò il tempo della fioritura e della maturazione
a Valinor: la semina, la crescita, il raccolta. E dopo la venuta dei
Primi nati, gli Eldar, facevano feste in cui tutti gli abitanti di Aman
si radunavano con gioia. La maggiore di queste era al primo raccolto, e si teneva
su Taniquetil; perché Manwe aveva decretato
che in quel tempo tutti dovessero unirsi alla lode di Eru Iluvatar,
e i popoli di Valinor, i Valar, i Maiar, e gli Eldar, riversavano la loro
gioia nella musica e nei canti.
$58a) Era dunque questo il giorno, e Manwe
aveva preparato un banchetto più grande di tutti quelli mai fatti
Dall’avvento degli Eldar in Aman. Perché nonostante la fuga di Melkor
preannunciasse sventure e dolori, e nessuno poteva sapere quali
ferite avrebbe inferto ad Arda prima di essere sottomesso nuovamente,
in quei giorni Manwe desiderava unire tutti i suoi popoli
nella gioia, guarendo tutto ciò che andava male, e rafforzandoli
con la benedizione di Eru, affinché tenessero sempre nel cuore la speranza di
Arda Intatta.Aveva invitato tutti, ma
in particolar modo i Noldor ; sperava infatti che venisse messo da parte
Il dolore che abitava tra i loro signori, e le menzogne del Nemico
fossero dimenticate. Perciò mandò un messaggero a
Formenos, dicendo: “Feanor figlio di Finwe, vieni e non rifiutare
il mio invito! Tu hai ancora il mio amore e sarai onorato
nella mia sala”.
$58b) [vedi AAm $111] Vennero dunque i Vanyar, e vennero
i Noldor di Tuna, e i Maiar si radunarono insieme,
e i Valar si rivestirono in tutta la loro bellezza e maestà;
cantarono davanti a Manwe e Varda nelle aule di
Taniquetil, danzarono e suonarono sulle verdi pendici della montagna
che guardavano a ovest verso gli Alberi. Quel giorno le strade di Valmar
rimasero vuote, e le scale di Tuna silenti, e tutta la terra dormiva pacifica.
Solo i Teleri oltre le montagne cantavano ancora sulle rive del mare;
Essi infatti calcolavano poco le stagioni, e non si davano pensiero del
Re di Arda, o dell’ombra che era caduta su Valinor;
essi infatti non ne erano ancora stati toccati.
$58c) [vedi AAm $112] Solo una cosa macchiava la felicità di Manwe.
Feanor era venuto, interpretando il messaggio di Manwe come un ordine;
Ma Finwe non voleva venire e rimase a Formenos,
e con lui i figli di Feanor. Così aveva detto Finwe:
“Finchè dura il bando su Feanor, mio figlio, ed egli non potrà andare a Tuna,
io mi riterrò deposto dal titolo di re, e non incontrerò il mio popolo”.
Feanor non giunse vestito a festa: non indossava ornamenti, nè oro,
né argento né gemme; e rifiutò ai Valar e agli Eldar la vista dei Silmaril,
lasciandoli a Formenos, chiusi a chiave in una stanza di ferro.
Ciò nondimeno incontrò Fingolfin davanti al trono di Manwe,
e scambiò con lui parole di riconciliazione. Fingolfin tese la mano e disse:
“Come promesso, così faccio. Ti lascio andare e dimenticherò l’offesa”.
Feanor prese la sua mano in silenzio; ma Fingolfin disse:
”Fratello a mezzo nel sangue, fratello intero nel cuore io voglio esserti.
Tu guiderai e io ti seguirò. Che nessun dolore ci divida!”
”Ti ho udito", disse Feanor. “Così sia!” Ma non conoscevano allora
il vero significato delle loro parole.
$58d) [vedi AAm $113] Si dice che mentre Feanor e
Fingolfin stavano al cospetto di Manwe, avvenne la mescolanza delle luci,
e i due Alberi scintillarono, e la città silente di Valmar
fu riempita di una radianza d’oro e argento. E in quell’ora
Ungoliante venne di fretta sui campi di Valinor.
Fame e sete la spingevano. Non strisciava, ma correva,
come l’ombra di una nube nera sulle flotte dei venti
Sulla terra illuminata dal sole.
Giunse poi sul verde tumulo di Corolaire,
e la sua Oscurità si alzò e giunse fino alle radici degli Alberi.
Poi con il suo nero rostro perforò la loro corteccia, lì ferì in profondità;
e la loro linfa sgorgò, e lei la bevve. Ma quando la linfa smise di scorrere
Essa avvicinò la bocca alle ferite, e succhiò fino a essicarli, e il
veleno della morte che era il lei penetrò nei loro tessuti e li fece appassire,
radici, rami, foglie. Ed essi morirono.
Ma Ungoliante aveva ancora sete; così andò ai Pozzi di Varda e bevve fino
a prosciugarli. E mentre beveva, emetteva neri vapori, e si gonfiò fino
a raggiungere una forma più grande e spaventosa di quanto mai avesse sperato
di raggiungere. Poi, sapendo che il tempo era breve, si allontanò
in fretta, verso nord, verso la ricompensa che Melkor le aveva promesso
e che non intendeva mantenere.
$58e) Fuori egli aveva atteso, fino a che l’oscuramento della Luce
gli aveva rivelato che Ungoliante aveva portato a termine il suo compito.
Poi attraverso il Kalakiryan, ora solo un tetro precipizio tra mura di tenebra,
egli tornò indietro, il Signore di Utumno, una nera sagoma di odio,
a visitare i luoghi della sua umiliazione animato dalla vendetta.
Tutte le terre caddero rapidamente nell’ombra della notte, mentre Melkor stava
dentro l’Anello della Sorte e lo malediceva; poi insozzò il trono di Manwe
e abbatté i seggi dei Valar.
$58f) Si recò dunque al suo secondo obiettivo, che aveva tenuto segreto;
ma Ungoliante lo notò, e cambiando direzione lo raggiunse sulla sua strada.
Nel vederla Melkor provò grande timore, poiché essa era divenuta ancora più mostruosa
e potente e bramosa, ed egli non poteva governarla da solo. Non poteva combatterla, anche
se ne avesse avuto il tempo; e non poteva fuggire. Lei lo avvolse nelle sue tenebre,
e insieme si recarono nell’unico luogo della terra dei Valar che egli le voleva tenere nascosto.
$59 [vedi AAm $114] Fu così che la grande Oscurità cadde su
Valinor. Dei fatti che avvennero in quei tempi molto è detto nel’ Aldude-
nie * che Elemmire dei Vanyar compose, ed è conosciuto a tutti gli Eldar. Ma nessun
canto o racconto può contenere tutto il dolore o il terrore che invasero allora il Reame Beato.
(* [nota al testo] il Lamento per i Due Alberi.)
La Luce si spense; ma l’Oscurità che seguì fu più che assenza di luce.
In quell’ora gli abitanti di Aman conobbero la Tenebra, che non era mancanza,
ma una creatura con vita propria, prodotta dalla malvagità mediante la Luce,
e aveva il potere di trafiggere l’occhio, penetrare nel cuore e nella mente e soffocare l'animo.
$59a) [vedi AAm $115] Varda guardò già dalla montagna Sacra, e vide
l'Ombra innalzarsi improvvisa in torri di Tenebra. Valmar fu cancellata,
e tutta la terra immersa in un profondo mare notturno. Presto rimase solo Taniquetil,
ultima isola in un mondo annegato. Tutti i canti cessarono. A Valinor ci fu silenzio,
e nessun suono si udiva, se non il lamento dei Teleri, simile al pianto dei gabbiani,
portato dal vento che da lontano fischiava attraverso i passi montani.
Dall’Est soffiava un vento gelido in quelle ore, e le vaste ombre del Mare si abbatterono
Contro le mura della costa.
$59b) [vedi AAm $116] Allora Manwe salì sul suo trono in cima alla montagna,
guardò giù, e i suoi occhi penetrarono la notte, e videro nel buio una tenebra che
non potevano oltrepassare, grande ma lontana, che si muoveva verso nord
con grande veolcità. E i Valar cominciarono il loro inseguimento;
presto la terra tremò sotto gli zoccoli dei cavalli dell’esercito di Orome, e le scintille
che sprigionarono gli zoccoli di Nahar, furono le prime luci che rischiararono Valinor.
Ma quando la truppa dei Valar raggiunse la Nube di Ungoliante
tutti furono accecati e presi da sconforto, e dispersi in tutte le direzioni,
poiché non vedevano dove andavano. Invano Orome
suonò il suo corno: il Valaroma era come intasato e non emise suono.
Tulkas fu preso dentro una nera rete, e rimase impotente a menare colpi vani nell’aria.
Quando la nube fu passata, era troppo tardi. Melkor se ne era andato.
Aveva ottenuto la sua vendetta.
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PS. Se questo brano ha acceso la vostra fantasia e il desiderio di saperne di piu' fatemelo sapere, perché cerco traduttori per altri brani altrettanto meravigliosi. Vi interessa il seguito o gli accadimenti precedenti?
Bene chi sa l'inglese si faccia avanti... e vedrà che non se ne pentirà!!
Ciao Gil.
Gil Galad - Stella di radianza
...soffiava un vento gelido in quelle ore, e le vaste ombre...
...e stavolta non ero io
eheh be Gil, che posso dirti la mia anima Vanyarin ha già un certo languorino!
Mae carnen Gil mellon nîn